È piacevole ed intrigante leggere ed analizzare da un punto di vista completamente inaspettato l’opera di Tolkien. Così come il creatore degli Hobbit fa muovere i suoi personaggi per superare la dualità tra bene e male, l’inventore dei Fiori di Bach pone come scopo della medicina floriterapica la fusione tra energia fisica e spirituale: ambedue ci insegnano che, superando le scissioni, è possibile ricreare l’armonia del mondo (il benessere spirituale) e recuperare lo stato di salute (il benessere fisico).
Attraverso un’analisi accurata, in uno stile scorrevole e interessante (anche per chi non è un abituale lettore di saggi), Agnoloni aiuta il lettore a scoprire il collegamento tra i due, spiegando che l’aspetto vibrazionale su cui si basa la sua teoria dei Fiori sfrutta energie non misurabili e che agiscono ai livelli più profondi. Ecco quindi individuato il punto di contatto tra le due personalità: non vi è differenza tra la letteratura di J.R.R.Tolkien e la medicina di Edward Bach, giacché entrambe lavorano sulle energie mentali, aiutando l’essere umano a comprendere se stesso, i propri limiti, le proprie possibilità e aprendo nuove prospettive.
Monica Serra/Molly Greenhouse
Giovanni Agnoloni, Tolkien e Bach, dalla Terra di mezzo all’energia dei fiori, Galaad edizioni, € 13