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"Tolkien e l'Italia: tanti rifiuti e un diario (inedito) su di noi"Già nel 1954 Mondadori rifiutò "Il Signore degli anelli". Uno studioso rivela tutta la vicenda editoriale e gli scritti ancora sconosciuti dell'autore inglese
Intervista a Oronzo Cillidi Gianfranco de Turris
La storia editoriale italiana delle opere del padre del genere fantasy, o meglio heroic fantasy, J.R.R. Tolkien, è da sempre costellata di luoghi comuni e inesattezze che derivano da illazioni e ricostruzioni personali.
«Sì, l'Italia “rischiò” di essere il primo Paese a pubblicare una traduzione del Signore degli Anelli come emerge dall'ancora inedita corrispondenza tra l'editore inglese, Allen & Unwin, e la Mondadori, giacché alla casa milanese Tolkien venne proposto sin dal 1954. E per ben due volte, nel 1954 appunto e nel 1962, Mondadori scelse, e non a cuor leggero, di non pubblicare l'opera».
Perché scelse di non farlo?«Le motivazioni furono diverse e in fin dei conti figlie di quei tempi: il mercato editoriale, le richieste dei lettori e le difficoltà di un genere, il fantasy, in Italia ancora sconosciuto. Nel 1954 i primi due tomi - il terzo, Il ritorno del Re, non era ancora stato pubblicato! - giunti dall'Inghilterra furono valutati attentamente e affidati a una lettrice per la redazione dei pareri. Questi, anche se risultarono positivi - ancora oggi attualissimi e puntuali - non convinsero Mondadori poiché l'editore pensava che opere simili non avrebbe potuto interessare un gran numero di lettori italiani. Nel 1962 la vicenda fu più complessa e vide un dibattito interno a Mondadori con un Elio Vittorini, e non solo, su posizioni contrarie ma non di netta chiusura. La scelta fu ancora di non pubblicare il testo di Tolkien. All'editore inglese fu spiegato che il libro, sebbene fosse stato giudicato positivamente, risultava troppo “nordico” per il lettore italiano. In realtà, dai documenti emerge una discussione interna più approfondita con un Vittorini scettico, poiché non vedeva nel testo di Tolkien alcuna implicazione con metafore di una qualche attualità, anche se non escludeva l'ipotesi di pubblicare inizialmente il solo primo volume. Però, il tempo concesso dagli inglesi era ormai scaduto».
E poi?«Arriva l'interesse dell'editore romano Mario Ubaldini, con l'Astrolabio che decide di pubblicare finalmente il primo volume. È il 1967 e anche in questo caso, esiste una ricca documentazione che permette di ricostruire la storia in modo preciso motivando, ad esempio, la scelta di escludere l'introduzione di Tolkien, giacché Lo Hobbit era ancora inedito in Italia. Si chiariscono anche le scelte della bella traduzione compiute dall'Alliata. Vi fu la precisa richiesta inglese di seguire le indicazioni della Guida per i traduttori di Tolkien e la raccomandazione di non tradurre la parola Hobbit. Si rende onore al grande sforzo economico e all'impegno di Ubaldini, anche se il pubblico non rispose come poi, tre anni più tardi, fece con Rusconi».
Infatti, dopo l'insuccesso dell'Astrolabio, arriva il boom Rusconi.«Tolkien arriva in libreria in un volume unico come voleva lo stesso autore inglese grazie a un grande intellettuale come Alfredo Cattabiani e il successo fu immediato. Non è stato facile ricostruire il primo decennio tolkieniano con Rusconi, tra pregiudizi e successi, ma ogni tassello ha trovato il suo posto. Dal 1999, il passaggio in Bompiani, con un ruolo importante nel catalogo della Casa guidata da Elisabetta Sgarbi».
Ma il rapporto tra Tolkien e l'Italia fu solo editoriale?«Pur non viaggiando molto, l'Italia riuscì a visitarla due volte. Nel 1955, con sua figlia Priscilla a Venezia e Assisi, e nel 1966, in crociera con sua moglie Edith. Per fortuna, annotò i ricordi del viaggio del 1955 in un diario, conservato alla Bodleian Library di Oxford, oggi edito solo in inglese nell'opera curata da Christina Scull e Wayne Hammond. E poi il legame con Dante e la sua adesione decennale alla Dante Oxford Society».
Di questa sua ricerca è prevista una pubblicazione a breve?
«Di materiale, soprattutto inedito, ce n'è davvero tanto, più di quanto si possa pensare. Il lavoro è completato, mi auguro che possa uscire nella prossima primavera, e con mio grande onore vedrà la prefazione di Scull e Hammond, due studiosi molto noti che hanno, su tutti, curato il testo di Tolkien, Roverandom».Questo il link all'articolo suilGiornale.itQuesto il link all'articolo in pdf grazie al meraviglioso sito di Meditazioni TolkienianeQuesta l'immagine tratta da «il Giornale»