Carissimi lettori, vi vedo molto attivi e mi fa piacere ^^ mi piace vedervi così partecipi, soprattutto per quanto riguarda questo evento che mi sta particolarmente a cuore. Spero che gli articoli vi stiano piacendo ^^ io ringrazio ancora una volta tutte le persone che stanno collaborando, sono delle persone fantastiche che come me amano il professore!
Oggi vi faccio leggere un articolo davvero divertente, ma molto interessante. Scritto dalla scrittrice
Julia Sienna, si tratta di un articolo che può far cambiare idea a molti lettori su Tolkien, insomma buona lettura!
Tolkien: istruzioni
per l'uso. Ovvero perché BISOGNA leggere le opere del Professore.
Salve a tutti, cari
amici, e benvenuti anche da parte mia a questa nuova giornata
tolkieniana!
Prima di catapultarvi
nelle mie personali elucubrazioni mentali, credo sia giusto
concedermi/vi una piccola premessa del perché abbia deciso di
parlarvi proprio di questo bizzarro argomento
(Sì, mi permetto
anch'io il mio “A proposito dell'Erba Pipa”). L'idea per
questo articoletto nasce da alcune riflessioni che mi hanno sempre
rapito ogni volta si parlasse del Professore: perché non si riesce
mai a conciliare una visione su Tolkien? Perché deve sempre essere
messo in confronto ad altri autori come l'amico Lewis o Martin?
Insomma, perché viene sempre esaltato o sminuito?
Sinceramente, non sono
ancora riuscita a trovare una risposta per queste fratture tra
lettori, banalmente giustificabili con il solito “gusto personale”,
eppure sono riuscita a ricondurre tutto questo movimento e
agitazione, che si sono sempre creati attorno al Professore, a un
unico elemento: tutti percepiscono il suo operato come qualcosa di
più grande di una semplice espressione letteraria e, proprio
partendo da questa convinzione, che si è radicata dentro di me, ho
voluto parlarvi del perché si debba amare il compendio tolkienano e
non perdersi l'occasione per leggerlo.
Quindi, pronti? Ecco le
istruzioni per l'uso di una delle figure più interessanti del XX
secolo!
Un ricetta per
cominciare...
Bene, eccoci qui, amici!
Ma per immergerci correttamente in questa discussione, abbiamo
bisogno di indicare quali ingredienti ci serviranno, volutamente
ridotti a un minimo esemplificativo:
-
1,4 kg di un vecchio
e pesante Signore degli Anelli;
-
300 grammi
abbondanti di Lo Hobbit;
-
250 grammi di
Roverandom;
-
500 grammi di
Silmarillion;
-
due cucchiai di Tom
Bombadil;
-
un pizzico di
Racconti Perduti e Ritrovati;
-
e una tazza di
cioccolata calda, che non guasta mai durante la lettura.
Ora siamo pronti con
tutto ciò che ci serve per discutere di questo “spinoso”
argomento. Gli ingredienti vanno benissimo anche per chi non abbia
mai letto nulla di Tolkien, prendeteli come una piccola bibliografia
di riferimento! Anzi, spero che leggendo queste mie parole possiate
trovare la voglia per scoprire di più sul nostro amato Professore.
Come già anticipato
nella premessa, nella figura di Tolkien si riesce a condensare uno
degli autori più confrontati con altri, criticati e, allo stesso
tempo, più seguiti e amati. O lo si ama o lo si odia, insomma, ma
vediamo nello specifico perché abbia senso amarlo e non odiarlo,
anche partendo dall'analisi di quelle che generalmente vengono
definite come le sue maggiori pecche.
L'Epica Moderna
Uno dei primi appunti che
viene mosso contro il Professore, nella nostra attualità, è proprio
la sua poca
adesione alla realtà,
il fatto di abbandonarsi spesso a
un'epicità troppo lontana che contrasta con la tendenza attuale di
un fantasy molto più realistico e concreto.
Bene, partiamo con il
dire che pretendere che un'opera scritta da un filologo di istruzione
ottocentesca possa ragguagliare le concezioni di cosa è il fantasy
oggi è
una cosa bruttissima quanto meno
fantascienza, per restare nell'ambito del “fanta”... Se non
altro, considerando che molte di queste opere, oggi prese come
esempio di corretto fantasy, non sarebbero neppure esistite senza la
precedente presenza di libri come
Il Signore degli Anelli, per
citarne uno tra i più conosciuti.
Per giudicare un operato
mastodontico come quello di Tolkien bisogna infatti partire da
considerazioni diverse, che fanno emergere la complessità e la
profondità culturale di un soggetto che, prima di essere scrittore,
è stato inventore di un mondo e di una nuova epica, riferita a un
mondo sì fantastico, ma che voleva porre le origini mitiche di un
mondo reale.
L'epopea tolkieniana
infatti non è solo un esperimento letterario, ma è prima di tutto
un esperimento epico che, guardando al passato, all'operato di un
Virgilio e alla mitologia germanico-inglese, ha provato a donare
all'Inghilterra un passato tra lo storico e il favolistico che mai si
sarebbe sognata di avere.
L'intento primario della
creazione del mondo di Arda è quindi da ricondurre a intenti
mitologico-simbolici, che portano già oltre la normale concezione
letteraria le opere del Professore.
Tolkien oltre che
scrittore, è stato infatti prima
di tutto filologo (inglese e
germanico), glottoteta e studioso di letteratura medievale, elementi
che non possono essere separati dalle opere che ha realizzato nel
corso della sua vita.
*Sveglia con uno scossone chi si è
addormentato sulla parola “glottoteta”*
Notiamo già quindi che i
presupposti per la creazione letteraria sono ben diversi e molto più
profondi di quelli che possono attualmente portare uno scrittore a
narrare di storie epiche e fantastiche. Tolkien nasce con l'idea di
creare un compendio di una nuova mitologia e di comunicarla ai
fruitori, lettori in questo caso, tramite un mezzo che ha sempre
amato e rispettato: il libro.
(Fangirl-mode on: non è forse un
grande, eh? Eh? EH? *-*)
Prima della Marvel
Strettamente legata al
concetto di nuova epica è anche la seconda critica che viene di
solito mossa all'operato di Tolkien, ovvero la sua estrema
categorizzazione del Bene e del Male, che influisce positivamente o
negativamente su tutti i personaggi.
Analizziamo
Il Signore
degli Anelli, per prendere un'unica opera di riferimento. Ecco,
come avevamo già detto nel punto precedente, Tolkien non sta creando
un'opera letteraria, una bella storia per intenderci, ma pone le basi
di una nuova mitologia.
Sono forse diversi gli
eroi mitologici dagli eroi tolkieniani? No, anzi, spesso sono molto
più statici e meno sfaccettati dei personaggi del Professore.
Qualcuno ha mai pensato di definire Enea “troppo buono” o “troppo
fedele alla sua causa” o Beowulf “troppo ossessionato dal drago”
(Sì, Beo, effettivamente non stavi tanto bene...), non mi
pare, e dovremmo imparare a giudicare anche gli eroi tolkieniani in
quest'ottica, un'ottica che pone in loro delle valenze superiori a
quelle di un normale personaggio letterario.
Il dualismo del Bene e
del Male sono il motore dell'epicità e non solo classica, germanica
o norrena, ma addirittura di quella che può definirsi l'epicità
cristiano-ebraica.
Tolkien venne anche
accusato di aver tratto fin troppa materia dalla Bibbia, ma a suo
favore possiamo sempre ricondurre la necessità di ricreare nelle sue
leggende qualcosa che avesse a che fare con gli archetipi di ogni
cultura europea, quindi sì, perché non citare e rivoluzionare anche
archetipi tratti dal miglior best-seller di tutti i tempi?
(Per
approfondire questo punto seguite l'intervento di quel gran
sacramento di mio caro amico che è Antonio Polosa! )
In sostanza quindi,
dobbiamo pensare agli eroi e anti-eroi tolkieniani come dei
precursori di quella che sarebbe stata la futura stagione dei
super-eroi della Marvel. Eroi che sono tali per il loro valore morale
e anche per condizioni “magiche” che non vengono più di tanto
indagate, come vorrebbe invece la critica moderna, che riconosce
questa “mancanza” del Professore come una tremenda pecca. Siamo
di fronte a personaggi epici colti in un momento soltanto della loro
immensa vita, non a personaggi letterari. Le loro spiegazioni
emergono in altre opere, in ricerche cosmogoniche ed eziologiche e
non in banali spiegazioni di “come fa Gandalf ad accendere il suo
bastone?”.
(Fangirl-mode on: anche perché io non ho mai chiesto
a Stan Lee come diavolo facesse Spiderman a sparare ragnatele dai
polsi!!! D: )
Dopo i Grimm.
Se c'è chi critica il
Professore per la sua eccessiva epicità, non manca chi lo critica
per la sua eccessiva volontà favolistica.
(Allora, mettevi
d'accordo!)
Partiamo con il dire che
Tolkien è sempre stato un uomo molto affezionato alla tradizione
favolistica della sua terra, che ha sempre costituito una forma di
leggenda a parte. Ora, perché escludere i bambini da quello che può
essere il suo nuovo mondo epico? Perché limitare la sua fantasia
solo a una letteratura per adulti? Ma certo che non poteva, il nostro
super Professore, e così si è adoperato nel creare opere che
potessero piacere anche ai più piccoli, creando una sorta di piccolo
compendio favolistico/fiabistico sulla falsariga dei Grimm, solo che
questa volta le leggende per i più piccoli erano tutte create dalla
sua instancabile fantasia e non raccolte dalla tradizione. Un esempio
è il bellissimo romanzetto Roverandom, che consiglio a tutti di
leggere. È proprio qui che emerge la sfavillante fantasia di Tolkien
e troverete anche simpatici deja-vu delle opere più “importanti”.
(Leggilo, leggilo, leggilo!)
Il fascino delle
parole
Un'altra delle critiche
più feroci rivolte a Tolkien è la sua presunta eccessiva prolissità
o, come si direbbe ora, la sua tendenza all'infodump. Questo elemento
è tanto sentito dalla media dei lettori
(e critici, o presunti
tali) da trasformarlo in simpatico paragone per insultare i
neo-scrittori fantasy nelle più accanite recensioni. “Ah Tolkien
dei poveri, taglia 'sta menata sulle coltivazioni delle patate nelle
terre del nord!”, quante di queste battute abbiamo letto nel corso
delle nostre peregrinazioni tra blog e
amazon vari per scovare
qualcosa di buono da leggere?
Come per gli altri punti,
anche questo viene risolto da una semplice considerazione: lo stile
da alcuni definito prolisso di Tolkien è comunque lo stile di norma
di un uomo inglese di formazione ottocentesca, uomo che per di più
guarda al passato per dare una storia alla nazione. Risulta perciò
assurdo pensare che possa esserci un reale confronto tra lo stile
asciutto dei nostri giorni con lo stile di derivazione vittoriana,
che subisce la influenze di Scott e di altri autori del passato.
(E
se lo fai, sei una cattiva persona) Anzi, per i suoi
contemporanei, Tolkien era fin troppo asciutto, tanto da essere
considerato come “un narratore di seconda categoria” e così non
compreso nella giuria del premio Nobel.
Altro pregio della
scrittura di Tolkien è sicuramente quella di saper andare oltre la
sua strutturale complessità. Nonostante ciò, infatti, riesce a
ricreare un messaggio facile, che può essere recepito da chiunque,
trasformando così la sua epopea in qualcosa di popolare e
analizzabile a tantissimi livelli.
Quanti autori possono
dire di aver fatto questo?
Un uomo per tutte le
stagioni
In conclusione possiamo
dire quindi che Tolkien è stata una delle figure più eclettiche del
XX secolo, capace di saper creare un mondo e adattarlo a ogni faccia
possibile di lettori. Ha creato un'epica nuova, una mitologia nuova e
nuove dinamiche narrative che continuano a far sognare grandi e
piccini tutt'oggi. Il tutto espresso in uno stile unico capace di
coinvolgere ogni tipologia di lettore.
Insomma, dopo questo
lunghissimo
pippone galattico intervento (poveretti,
vi avrò fatto addormentare a metà...), vi ho convinto a leggere il
Professore o ad amarlo ancora di più? *-*
A voi la parola, a me non
resta che salutarvi con affetto!
Julia