“…La tolleranza? Per me è basilare, fondamentale. I gay io li tollero senza problemi, basta che sappiano come la penso e che non mi rompano le scatole”
Ecco, in questa frase che ho sentito ieri sera negli spogliatoi della palestra, ma che sicuramente avrete sentito anche voida qualche parte almeno una volta nella vostra vita, c’è concentrato tutto il bigottismo italiota.
Ma andiamo per gradi.
Tralasciando la descrizione n° 3 che mi sembra puramente tecnica, le descrizioni 1 e 2 stridono un po’ tra di loro. O perlomeno, se quello che si vuole esprimere è il significato n° 2, secondo me andrebbe usato un altro sostantivo (appunto comprensione, rispetto).
Io, forse sbagliando, sono abituato a dare un’accezione negativa alla tolleranza, perché io posso tollerare il caldo o il freddo, ma comunque un po’ lo soffro lo stesso. Tollero una persona petulante o prolissa, però se non lo fosse non mi darebbe noia. Tollero qualcosa che comunque mi da fastidio, ma sopporto perché ho decisi così.
Ecco, non vedo nessun motivo per cui “tollerare” un nero o un gay o un disabile. Non vedo proprio perché dovrei. É come se io dicessi che “tollero” i biondi… Che cazzo vuol dire?
La tolleranza per me presuppone un giudizio negativo, mentre la comprensione ed il rispetto no.
Per questo non mi piace la parola tolleranza.