Lansdowne Road, Dublin - Heineken Cup Final
Clermont Auvergne 15 - 16 Toulon
(Primo tempo: 3 - 3)Che partita la finale 2013 della Heineken Cup! Ha tutti gli ingredienti per risultare splendida: impegno, abnegazione, fisicità immane, tattica eccelsa, protagonisti super e alla fine anche il thriller di un finale sul filo del rasoio che tiene tutti, tifosi e non, col cuore sospeso fino alla fine.
Vittorio Munari spiega che esistono due categorie di partite di rugby, quelle con la spuma al cedro in palio, dove ci si butta che tanto, e quelle invece dove la posta in palio ti impone di usare anche la testa oltre a cuore e muscoli. A nostro avviso a questi livelli - dove in palio c'è sempre qualcosa - le partite sono più propriamente categorizzabili in altro modo: ci sono quelle con una evidente disparità tra le squadre in campo, come abbiamo visto ieri nella finale di Amlin Euro Challenge, e allora una delle due dòmina producendo belle cavalcate offensive che lasciano a bocca aperta l'inclito e il profano; ce ne sono invece altre dove le squadre, che magari presentino qualità di gioco diverse, risultano sostanzialmente pari - vuoi per il potenziale e/o perché gli staff han saputo fare un ottimo homework. Di solito le gare della seconda categoria risultano bloccate, a volte pure troppo anche se ad alto livello (ricordiamo ad esempio la finale del Mondiale 2011); a volte sono splendide per l'intenditore e molto combattute, giocate sul filo del rasoio dell'episodio singolo. La finale di quest'anno è stata un film di Ridley Scott (Alien, Blade Runner, Il Gladiatore, scegliete voi): cupo, teso, umido, senza "buoni" e "cattivi" - nemmeno il pur ogni tanto distratto arbitro Rolland - ma proprio per questo pieno di suspence, "illuminante" e bellissimo.
Siamo ancora esaltati dallo spettacolo al cardiopalma (anche perché trattasi di squadre che amiamo particolarmente per lo spettacolo che han dato quest'anno), tanto che dalla penna (virtuale) ci esce prima il commento (per punti, nell'ordine che ci viene) che la cronaca e ci vorrete perdonare per questo.
- Ha vinto Tolone against all odds, inclusi i nostri pronistici. Non dovevano manco arrivarci i provenzali in finale, doveva fermarli in semifinale a Twickenham i lanciatissimi Saracens, dei quali invece i Varois rivelavano l'improvvido arenarsi, confermato dai playoff della Premiership. Certo che siamo tra i pochi - vedi archivio - che ininterrottamente dall'inizio della stagione avvisiamo, occhio che il Tolone quest'anno non si ferma: certo in nome del roster stellare ancorché stagionato, certo in nome dell'esperienza, fatta perdendo due obiettivi su due la stagione scorsa (per alcuni commentatori che evidentemente praticano poco questo sarebbe un fatto negativo; noi invece sappiamo che perdendo s'impara). Sopra ogni altra considerazione, lo affermavamo per la mentalità e gli schemi apportati da colui che si conferma a nostro modesto avviso il miglior allenatore di scuola europea in circolazione: il tanto vituperato e irriso (storia Ministero con Sarkò, storia Bayonne, storia Stade Francais) Bernard Laporte. Ha saputo prendere dei mercenari, una Légion Etrangére, un Real Madrid nel senso deteriore del termine, da cui il tanto celebrato Philippe Saint-André non aveva saputo cavare gran ragni dal buco, fargli un gioco e un'anima e nel giro di due stagioni l'ha portata sul trono d'Europa.
- E' stata una vittoria-beffa? Un po' si, aldilà dei book degli scommettitori, in effetti nel marcare la meta (non)decisiva, Delon Armitage (in foto) irride giusto un filo i difensori che non possono raggiungerlo. Tolone ha segnato una meta sola contro le due marcate dal Clermont, vero; ma chi sostenesse la tesi della beffa, primo andrebbe contro uno dei Comandamenti del Dio Eupalla Ovale (concetto mutuato da Gianni Brera), che afferma che nel rugby "vince la squadra più forte nella giornata"; questo non è calcio, niente "mano de Dios". Secondariamente, tralascerebbero che Clermont ha chiaramente dominato solo metà partita: i due quarti centrali, in particolare il terzo mentre nel primo sono stati messi in crisi dall'ermeticità difensiva sugli offloads e dalla mischia ordinata tolonese, mentre nell'ultimo si sono scomposti, a causa della pressione da "fattore Wilko" di cui parleremo e di alcune sostituzioni incomprensibili dal di fuori (Rougerie, Parra, Brock James: spiegabili solo con infortuni). Anche il paradigma della "squadra operaia" ha bisogno di leader in campo nei momenti decisivi: se quei momenti li fai gestire, sia detto col massimo rispetto, da Radosavljevic e Skrela, beh ...
- E' stata la vittoria di Jonny Wilkinson? Si, ma solo nel senso di come Laporte ha impostato questo squadrone da due anni a questa parte: difesa alla morte e pack combattivo, che lavora per uno che sa compensarne puntualmente gli sforzi. A Tolone Michalak fa il mediano o al massimo fa riposare Wilko, con buona pace di Saint-André e in fondo anche di Gatland. In tal senso, è un meccanismo di causa-effetto: JM Fernandez Lobbe (man of the Match del quarto quarto ma sempre attivo anche prima), Chris Masoe, Andrew Sheridan, Sébastien Bruno e Carl Hayman (solo per menzionare gli uomini del pack messisi in luce positiva oggi), unitamente alle iniziative di Matt Giteau (funzionale a Wilko quanto lo era Catt ai tempi, solo più incisivo e spettacolare), Mathieu Bastareaud (chiaro dominatore del primo quarto, Man of the Match complessivo) e Delon Armitage, sono tutti cause dell'effetto Wilko. Un effetto che ha mostrato di saper atterrire ancora: ha vinto quarto e semi finale, ha segnato i due punti decisivi per vincere, trasformando la meta di Armitage da posizione angolata e sotto la pressione di una finale Heineken.
- Per le ragioni appena dette, troviamo giusto che il Man of the Match non sia andato alla sua ennesima, impeccabile prestazione, ricca come al solito di sacrificio difensivo. L'autentico unsung hero della giornata è stato a nostro avviso Fernandez Lobbe, autore della solita prova indefessa, con tanto di recupero e assist per la meta; però il pack come reparto ha mostrato delle crepe, sottoposto del resto alla pressione dei titani di fronte - Vosloo su tutti, poi la sagacia di Bonnaire, la potenza di Chouly e il dominio della seconda linea Hines-Cudmore sui contrapposti Botha-Kennedy; un uomo di pack è parte di un insieme e il mancato prevalere di alcuni è giusto infici la prestazione singola, per questo concordiamo che il MoM sia andato allo spiritato Bastareaud, uomo ovunque difensivo e dritto per dritto offensivo, quando gli è capitato. Restiamo comunque a bocca aperta per il coraggio iconoclasta che Laporte mostra nello schierare praticamente due (e mezzo) numeri otto di ruolo in terza linea (Masoe e Lobbe, più Roussow) e portandosi in panca Steffon Armitage ...
- L'ha persa Clermont la partita? Nei due quarti centrali ce l'aveva in mano, nel terzo in particolare pareva fatta, dominio assicurato. Merito di ali che in giro non ce n'è, Nalaga e Sivivatu e di una supremazia dietro completata da Fofana e Rougerie, sempre meglio più passa il tempo. Per non dire di Lee Byrne, miglioratissimo nel presidio del territorio e Brock James, l'apertura più sottovalutata in rapporto alle capacità di ambedue gli Emisferi. Non solo trequarti, anche il pack s'è messo in mostra: equilibrio sostanziale davanti tra Sheridan-Hayman- Bruno (38 anni, età record per un vincitore di HC) vs Domingo-Zirakashvili-Kayser, dominio come detto in seconda linea e prevalenza complessiva anche in terza.
Dal punto di vista numerico poi, manca sul conto degli Alverni la trasformazione della seconda meta, unico errore nei piazzati di un Morgan Parra oggi non particolarmente brillante. Del resto una finale si gioca nei dettagli. La nostra risposta però è no, la finale non è stata semplicemente "persa" da Clermont, tutto - nel rugby - ha una causa.
- Clermont ha cominciato a cedere il possesso ai tolonesi, detenuto per due quarti quasi totalmente, contemporaneamente all'ingresso di Michalak. A nostro avviso è il momento chiave della gara: pareva la mossa disperata stile "provamo anche questa", un giocatore fuori da tempo per infortunio. Ha mostrato subito una iniziativa vincente, quel calcio in profondità seguito da corsa e grillotalpa su Byrne, che ha portato alla marcatura del 15-9; in generale non ha però fatto nulla di straordinario. Ha solo smesso di provocare troppe perdite di ovali ai suoi, giocando meno frenetico, più razionale e variato, anche sbagliando (un calcio nel box finito fuori) ma chissene, ti rendi meno prevedibile. Prima Tillous-Borde aveva fatto poco di buono: secondo l'uso anglosassone, spiace ma meriterebbe il titolo di villain of the match: nulla di cattivo per carità, ma ha fallito in fase propositiva e ha mancato due placcaggi finali su due, in ognuna delle mete avversarie. No, non l'ha (solo) persa Clermont, anche se i Jaunards si confermano squadra che ne deve perdere diverse prima di vincerne una ...
- Un tema a noi caro trova conferma in questa finale: dominare le statistiche "buone" non significa vincere. Le statistiche son numeri, "parlano da sole" solo per i giornalisti cane: vanno analizzate, non "bevute". Tolone ha effettuato ben 176 placcaggi, il doppio di una partita normale, contro il 68% di possesso e il 75% di territorio del Clermont . Questi numeri dicono di una immane disciplina difensiva tolonese (una sola punizione piazzabile - e piazzata - concessa), pagata del resto con due mete. Due sole, verrebbe da esclamare a questo punto.
Quel che le statistiche non dicono ma dice bene il risultato, è la solidità mentale di un gruppo che, fatta la corretta messa a punto al pit stop finale, ha recuperato nel giro di cinque minuti una situazione di due mete a zero alla miglior squadra d'Europa - se Clermont avesse vinto, ricordiamolo, sarebbe stata la prima squadra nella storia a vincere una coppa conseguendo solo vittorie. In massima sintesi, Clermont è sbattuta addosso a un muro.
Volete pure la cronaca adesso?
Bene, primo tempo tre a tre: un titanico scontro di pack e dritto per dritto tolonese, ;manovre avvolgenti e tagli da tutte le parti dei Jaunards, protagonisti Sivivatu, Rougerie, Fofana (Nalaga sta fisso nella sua pista di decollo a sinistra), ben giorstrati da B.James, mentre Parra commette qualche errore. Clermont tenta da subito di fare la partita ma sbatte addosso al muro difensivo denso tolonese (il primo a sacrificarsi addosso a Rougerie è Wilko, alla prima palla in gioco: ah, l'esempio del leader ...). La cosa mette in crisi l'attacco Alverno fino al ventesimo. Poi trovano le misure e il dominio di possesso e territorio si fa definitivo. I pochissimi falli (due, uno per parte), vengono implacabilmente puniti da Parra e Wilkinson. Non è giornata per le "sporcizie" in ruck.
Clermont ci prova con lunghi multifase che Tolone ferma, ma non riesce ad accumulare molte fasi di possesso. Si segnala solo la quasi meta di Brock James, che calcia un contropiede profondo su palla rubata al duo Armitage - Wulff (ancora insufficiente, anche Palisson s'è visto poco: si attendono contributi prossimi venturi di Bryan Habana e Drew Mitchell), supera i lentigradi Masoe e Lobbe ma tocca la palla quando è già sopra la linea di fondo.
Nel secondo tempo il dominio di Clermont si fa imbarazzante: nascondono la palla a Tolone, Sivivatu imperversa da tutte le parti e se ne primo tempo tentava le penetrazioni vicino ai punti di contatto o facendosi trovare in mezzo alle mini unit degli aventi per sorprendere la difesa - che mai ci casca - adesso largheggia senza limiti.
La meta la inventa Rougerie al 42', assorbendo la difesa e lanciando Nalaga sulla corsia sinistra, della quale sfrutta ogni centimetro rimasto senza rallentare. E' meta, che Parra non trasforma: 8-3. Tolone non molla ma fa sempre più fatica a raggiungere la metà campo avversaria. Ci riesce al 46', Wilko è messo nelle condizioni di marcare una facile punizione, 8-6. La partita pare aperta solo nel punteggio: il dominio di Clermont cresce sempre, due minuti dopo al 48' è Brock James a inventare un calcetto a scavalcare al centro la linea difensiva, se ne impossessa Rougerie "spallando" via Wilko, poi scarica in modo perfetto allo stesso apertura che la porta in meta. Parra trasforma, è 15-6.
Tolone non riesce minimamente a reagire, i suoi errori di handling aumentano, è praticamente privata del possesso e si gioca in una sola metà campo. La partita pare finita. Fino al 51', quando entrano due cambi "tecnici" (pilone sinistro e tallonatore) più Michalak per un negativo Tillous Borde e il capitano storico Joe Van Niekerk al posto di uno spento Roussow.
Il vento gira immediatamente col nuovo mediano in campo, all'insaputa non solo dei soliti opinionisti ma persino dei commentatori (Dominguez a parte, va detto, sempre attento agli uomini della cerniera). Tolone recupera un po' di possesso, non per errori degli avversari quanto semplicemente smettendo di sprecare. Subito arriva la punzione del 15-9, prodotta da un calcio profondo di Michalak e dalla sua aggressione a Byrne che commette tenuto. Sottobreak, non è finita!
Il pack tolonese non aveva comunque mai smesso di lottare su ogni punto di contatto e al 61' arriva il premio: JM Fernandez Lobbe si getta in piedi entrando dal gate in una ruck ancora poco sostenuta poco prima di metà campo, come fa di solito allunga il piede, sottrae l'ovale a Byrne che s'era lanciato in percussione, lo recupera e passa alla basket a Armitage che taglia esterno. Tutto Clermont era in linea d'attacco, l'estremo nativo franco caraibico di passaporto inglese si può persin permettere di irridere "alla League" il lontano James al vano inseguimento, prima di marcar meta. La trasformazione di Wilko è decisiva e non semplice, riesce e fissa il punteggio finale. Ma anche se la sbagliava, v'immaginate giocar contro una squadra con quel droppatore lì, con un solo punto di vantaggio?
A peggiorare le cose per Clermont, al 70' c'è l'uscita di Rougerie, capitano vero e autore di due assist, assieme al migliore dei flanker Vosloo, seguito due minuti dopo da Parra e James. Se non è resa questa, molto gli somiglia. Sivivatu prova a prendere la leadership delle operazioni, ma somiglia molto a un "tutti avanti e palla a me" nella miglior tradizione del campetto.
Di fatto gli Alverni erodono territorio ma sprecano tempo a cercare il bersaglio grosso che pare alla portata (quasi come gli All Blacks nel 2007 al Millennium) e provano una sola volta a droppare ma Skrela viene stoppato da Wilko: s'impegna per mantenere ciò che ha guadagnato per tutti.
E' la fine, l'apoteosi per la ex Legione Straniera tolonese che conquista la sesta Coppa Europa francese (quattro di Tolosa, una di Brive), pareggiando il conto delle inglesi (due Wasps, due Leicester, una Bath e una Saints) e delle irlandesi (due Munster, una Ulster, tre Leinster).
E' anche la prima volta per un sacco di ... inglesi di ottimo predigree: Sheridan, gli Armitage, Kennedy; sarebbe addirittura la terza coppa Europa per l'assente ex Wasps Simon Shaw. Ci sono anche quelli che ora possono vantare il meglio dei due Emisferi a livello di club, titolo SuperXV e Heineken Cup: Bakkies Botha, Roussow e Giteau. Per Rocky Elsom in tribuna, una partita giocata col Tolone in stagione ma non in coppa, sarebbe invece la seconda HC dopo quella vinta da MoM col Leinster.
E' il primo trofeo mai vinto con un club da Jonny Wilkinson. Vorremmo vedere chi riuscirà a negargli il titolo di miglior giocatore europeo della stagione - con lui in nomination sono tre del Clermont - Bonnaire, Fofana e Sivivatu, più Heaslip. Ulteriore message in a bottle per Gatland, di bottiglie per lui sono oramai pieni gli oceani da qui all'Australia.