"Tomboy", ovvero l'infanzia al sapore di Nouvelle Vogue.

Creato il 26 ottobre 2011 da Presidenziali @Presidenziali

Questo film ha una caratteristica che rappresenta allo stesso tempo il suo più grande pregio, da un punto di vista artistico, e il suo più grande difetto, sulla carta. Sulla carta, sia ben chiaro, il maggior punto di debolezza di Tomboy è sicuramente quello di essere un “film-francese”. Con tale definizione si intende, per l’appunto, la macrocategoria cinematografica che racchiude, certamente, dei veri e propri capolavori - entrati di diritto e per sempre nell’Olimpo della cinematografia mondiale - ma contempla al suo interno, spesso e volentieri, anche film talmente impregnati di un intellettualismo autocompiaciuto (ergo soporiferi!), che se venissero prescritti da un medico come farmaci, beh amici miei, non vi è dubbio che sarebbero in grado di far fallire, in un solo colpo, tutte le aziende farmaceutiche che commerciano medicinali per l’insonnia. Una delle poche certezze che ho acquisito per esperienza, negli anni, è infatti la seguente: come è possibile per le capre addormentarsi di botto durante un attacco d'ansia, così è possibile per gli uomini addormentarsi di botto durante un film francese. E su questo punto, sfido qualsiasi critico d'essai, purista fino al midollo osseo, ad affermare il contrario.D’altro canto, però, il maggiore punto di forza di questo film è, paradossalmente, proprio il fatto di essere un “film-francese”. Solo i nostri “cari” cugini d'oltralpe infatti, come nessuno mai, sono sempre riusciti in passato e riescono benissimo ancora oggi, a raccontarci l'adolescenza – anzi in questo caso la pre-adolescenza – in maniera così limpida, con la leggerezza e l'innocenza che è propria di quell'età. E allora, questa lunga autostrada artistica che dal Truffaut de “I quattrocento colpi” arriva fino al Claude Pinoteau dell'indimenticabile "Il tempo delle mele”, è percorsa, oggi, da Céline Sciamma, regista di questo piccolo gioiello cinematografico che affronta una tematica per nulla facile, quale è la ricerca della propria identità (anche e non solo sessuale) da parte di una ragazzina di undici anni, perfettamente interpretata dalla giovanissima e androgenissima Zoé Héran.In Tomboy, questo tema è portato a nitore, in modo delicato e privo di qualunque ombra di morbosità, con uno sguardo disincantato, divertente e divertito (nel senso più letterale del termine); il tutto, contando su un cast composto per lo più da bambini dai sei agli unici anni, in totale stato di grazia. Perché il cinema si sa, ci deve far riflettere, anche sognando e giocando con leggerezza, come fanno i giovani protagonisti di questo film.Menzione particolare per il neonato più spudoratamente somigliante al Maestro Yoda che io abbia mai visto sullo schermo, e per i due eroici spettatori che, “miracolosamente” sopravvissuti all’ultimo von Trier, nella stessa sera, impavidi, si sono ributtati in sala a vedere Tomboy, innalzando il numero delle presenze alla “fantomatica” cifra di cinque spettatori, in totale.Voto 7,5Voti redazione----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Apeless 6,5

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