Tommaso Marino in esclusiva a Basketcaffe: Slums Dunk Onlus e nuova A2

Creato il 18 ottobre 2015 da Basketcaffe @basketcaffe

Tommaso Marino e Bruno Cerella – © 2015 Facebook Slums Dunk Onlus

Slums Dunk costituisce una storpiatura del termine slam dunk (schiacciata) dove slum significa baraccopoli. Slums Dunk è un progetto che punta a migliorare le condizioni di vita dei bambini e dei giovani che vivono nella aree economicamente e socialmente degradate dell’Africa. Come spiegato da Bruno Cerella (co-fondatore del progetto insieme a Tommaso), tutto parte da un libro, “Il risveglio del leader”. Da qui nasce Slums Dunk, una realtà che ha un grande sogno: aiutare persone che vivono in condizioni precarie nelle baraccopoli kenyane.
Utilizzando la pallacanestro come strumento di partecipazione, emancipazione e coesione sociale, ogni anno vengono coinvolti decine di ragazzi in un “Basketball Training Camp”, dove ai partecipanti viene fornito materiale sportivo, trasporto, cibo. Nel 2014 Slums Dunk ha costruito il suo primo campo di pallacanestro a Mathare, Nairobi (Kenya).
Di questo fantastico progetto e del nuovo campionato di A2 italiana ne abbiamo parlato in esclusiva con Tommaso Marino, fondatore di Slums Dunk e playmaker della Blu Basket Treviglio.

Quest’anno campionato nuovo per la tua squadra e format completamente diverso rispetto agli anni passati. Cosa ne pensi di questa aggregazione di Gold e Silver con la conseguente suddivisione dei gironi in Est e Ovest? Quanto si sente (se si sente) la differenza in campo rispetto alla scorsa stagione?
All’inizio sono stato un po’ scettico verso questa scelta, soprattutto a causa della forma geografica dell’Italia. Ma, secondo me, sarebbe stata sbagliata anche la suddivisione Nord-Sud. Io preferisco la LegaDue a girone unico anche perché, a livello professionistico, non si può parlare di trasferte lunghe. Le squadre devono essere pronte ad affrontare un campionato difficile anche da questo punto di vista.

Sicuramente il livello è più alto rispetto all’anno scorso. A volte, si nota anche un certo dislivello tra le squadre e si rischia di assistere a due campionati differenti. Ma non è detto che Verona, che secondo me è una squadra da A1, vincerà senza fatica contro la Treviglio di turno, che è una squadra che viene dalla Silver. Fatto sta che quest’anno si rischia di fare figuracce molto facilmente. Ma scendere in campo pensando sia difficile è un atteggiamento da perdenti.
Come abbiamo notato dalle prime due giornate di campionato, quest’anno, se non si scende in campo con la giusta determinazione, è davvero difficile vincere, contro qualsiasi squadra.

L’anno scorso, sei stato protagonista, sempre a Treviglio, di un eccellente campionato raggiungendo i playoff grazie ad un grande spirito di squadra quando tutti, ad inizio stagione, vi davano per spacciati. Quanto pensi sia importante quest’aspetto per ottenere risultati nell’arco di una stagione? Per vincere, è meglio che ci sia armonia o talento in una squadra?
Negli anni, a Treviglio, grazie a delle scelte oculate da parte della società, ci sono stati sempre buoni gruppi. Non ricordo un anno in cui non mi sono trovato bene in squadra. Diciamo che è un po’ la nostra forza. Sicuramente la coesione del gruppo è un aspetto importante, ma i risultati della scorsa stagione non sono solo frutto del nostro spirito di squadra. Coach Vertemati da molta importanza agli allenamenti: ci alleniamo molto e intensamente. Spesso chi non lo conosce si spaventa per l’intensità che richiede durante un allenamento. È un allenatore che ci tiene molto ai suoi ragazzi e secondo me il gruppo si forma soprattutto durante gli allenamenti. Un contatto duro o dei rimproveri tra compagni fanno bene affinché si crei un gruppo solido.

Armonia e talento sono entrambi imprescindibili. È davvero difficile sceglierne uno. Servono entrambi in una squadra che voglia vincere. Il talento va rispettato e valorizzato. Ma, secondo me, c’è un altro aspetto forse anche più importante di questi due, che è la disciplina. Per disciplina intendo rispetto dell’allenamento, dei ruoli, degli orari, dei compagni. Ad esempio se un tuo compagno si allena al 100% e tu no, non lo stai rispettando. E Vertemati è uno che sa amministrare molto bene queste cose.

Tralasciando le questioni sul campionato, veniamo al vero oggetto di quest’intervista: Slums Dunk.
Quale è stato il tuo primo pensiero appena arrivato in Africa, quando ancora Slums Dunk non esisteva? E l’ultimo prima di tornare in Italia quest’estate?

Il primo impatto con Mathare è stato tosto, perché è una realtà che non ha niente a che fare con quella che viviamo noi. Le persone sono molto restie quando ti vedono la prima volta. Prima vogliono capire chi sei; poi, magari, dopo dieci minuti, diventi il loro migliore amico.
Quando vado via, mi dispiace lasciarli soli. Penso a loro che rimangono lì, quando invece vorrebbero venire in Italia con me, e io che torno tranquillamente a Milano. In quei momenti, non sai cosa dirgli. Non posso promettergli di portarli in Italia e poi non mantenere la promessa. È difficile dire qualcosa in quei momenti.

Come ci si sente a rapportarsi con realtà completamente diverse da quella che viviamo tutti i giorni?
Io, ormai, ci ho fatto l’abitudine e devo dire che mi trovo abbastanza bene nelle baraccopoli. Quando la gente mi chiede “ma come fai a stare lì?”, io rispondo che non è difficile starci 15 giorni, la vera difficoltà è viverci sempre. Ormai ci siamo integrati in quella realtà, anche a loro piace stare con noi. Io adesso lì mi sento a mio agio, conosco un sacco di gente.

Sui social si vedono tante belle foto che mostrano quello che fate durante il Camp. Ma c’è qualche episodio vissuto con i ragazzi del posto o con i tuoi compagni d’avventura che vuoi raccontarci?
Durante il Camp ci sono tanti episodi belli che meriterebbero di essere raccontati. Te ne racconto uno che mi è rimasto più impresso. Stavamo spiegando cosa significa disciplina in allenamento. Io dicevo ai ragazzi: “Se vi do un’indicazione e voi non la rispettate, la prima volta non fa niente, la seconda fate i piegamenti, la terza andate sotto la doccia!”. Un bambino mi interrompe e dice: “Dov’è la doccia?”. E io:”Vabbé, intendevo vai a casa.

Che progetti avete in mente per i prossimi anni?
Quest’anno ci siamo divisi tra Kenya e Zambia perché abbiamo in mente di costruire due nuove Basketball Academy, una a Kisumu (Kenya) e una a Monze (Zambia), grazie al supporto di World Friends e Altropallone Onlus, oltre a quello di Karibu Afrika Kenya.
Inoltre, a prescindere dall’iniziativa in Africa, vorremmo attivarci anche in Italia. Ci stiamo muovendo per avere un campo a Milano per fare attività rivolte ai bambini.

Cosa possiamo fare noi, appassionati di pallacanestro, per sostenere la vostra iniziativa, oltre a seguirvi sui social e sul sito?
Oltre a seguirci su Facebook, Twitter e Instagram, il metodo più diretto per aiutarci è quello di fare una donazione sul nostro conto al nostro codice iban: IT41Q0503401616000000002774.
Altrimenti è possibile acquistare gadget (braccialetti, magliette) oppure comprare un biglietto della lotteria che abbiamo organizzato (si possono trovare tutte le informazioni sulla nostra pagina Facebook), con 1000 biglietti e 500 premi.
Ciò che serve più urgentemente ora, sono i palloni. Cerchiamo di recuperare quanti più fondi possibili così inviamo i soldi per comprare quello che serve.

Ringraziamo Tommaso per la disponibilità e gli facciamo un grande in bocca al lupo per il prosieguo del campionato!