TONER LOW / THE WISDOOM / OTUS @Sinister Noise, Roma, 19.05.2014

Creato il 21 maggio 2014 da Cicciorusso

I Toner Low sembrano usciti da un’ipotetica rilettura di This Is Spinal Tap con un gruppo stoner protagonista. Come epitome degli stereotipi di un genere che di stereotipi vive, superano forse gli stessi Bong, che sono una faccenda un po’ più premeditata. Suonano pezzi lunghissimi e quasi del tutto strumentali basati sempre sulla medesima nota, hanno un’estetica e un physyque du role da documentario Mediaset sui coffee shop e sono pure olandesi. Insomma, sono un ottimo argomento che Giovanardi potrebbe mettere agli atti per dimostrare che la legalizzazione aumenta i consumi di cannabis in maniera esponenziale. Però è esattamente questo il motivo per cui li amiamo. Da un certo punto di vista, sono l’equivalente corretto al Thc di quelle band estreme fracassone alla Osmose o alla Hell’s Headbangers che basano tutto sulla violenza gratuita e sull’immaginario satanico trucido. Imperdibili, quindi.

Io e Charles arriviamo al Sinister, ahinoi troppo tardi per vedere gli Otus. Vicienzo, accompagnato da altri egregi esponenti della minacciosa compagine di Piazza Bologna™ (incluso il mitologico the Tremend One) ci ha detto che sono stati fichi e gli crediamo. Vicienzo è una persona seria. Scendiamo che i The Wisdoom sono già a metà scaletta. Hypothalamus mi è piaciuto molto e i romani confermano sul palco di saper crescere in fretta (era un po’ che non li beccavo dal vivo). Suonano compatti e aggressivi, forse un po’ troppo, dato che l’anima sludge viene fuori più spesso di quella psichedelica, che nel materiale più recente la fa da padrona. Ma in questi casi l’imperativo è sempre seguire il flusso di coscienza e gli onori di casa vanno fatti con un po’ di cazzimma. Applausi meritati.

Un bicchiere, qualche considerazione metafisica e si torna giù. Su un telone dietro la batteria viene proiettato una specie di screensaver con foglie di marijuana che girano, riprendendo l’immagine della copertina di Three,  l’album con il quale li abbiamo scoperti un po’ tutti qua dentro, a partire da Trainspotting, che lo recensì all’epoca. Farà da sfondo a tutto il concerto.

I tre attaccano con Six ed è subito viaggio. Il buon esito di un concerto dei Toner Low sta tutto nel riuscire a riprodurre esattamente lo stesso suono che hanno in studio. E oggi sono in serata. Pesantissimi, ossessivi, volume a palla, un gorgo di feedback e toni ribassati. Il chitarrista malmena la chitarra come se ce l’avesse con lei, in preda a una di quelle imperscrutabili paranoie che colpiscono gli scoppiati. Gli archi descritti dal braccio destro tra una plettrata e l’altra a volte superano i 180 gradi. Siccome qua un accordo può durare anche trenta secondi, lui ne approfitta ogni volta per attaccarsi alla birra. Indossa una maglietta di The eyes of horror dei Possessed che, dalle condizioni, sembra comprata all’epoca. La bassista, una rastona allampanata pure caruccia,  invece ne ha una di un gruppo con un nome di due parole la cui seconda era “terror” ma, pur stando in prima fila, non ho cercato di leggere la prima perché senno sarebbe parso che le stessi fissando le tette. Ogni tanto guarda il chitarrista e ride. L’uomo partita di Metal Skunk è però il batterista. Aspetto un po’ più atletico, espressione da duro, due enormi ray ban calcati sul volto, il capo chino sul rullante, mentre sulla cassa scorrono giochi di luce in stile lava lamp dell’Ikea. Ogni tanto, quanso gli altri stanno andando a 0,5 bpm, sclera e inizia a pestare fortissimo e velocissimo, così, per non collassare, tipo quando sei scoppiato in maniera abbastanza deplorevole dal doverti sciacquare la faccia con l’acqua fredda per non cadere addormentato. Ondeggiamo felici, mentre lo stesso accordo continua a dilatarsi e ripetersi, in un moto involontario quanto quello di un organo vitale. Il pubblico non è foltissimo (è pur sempre un fottuto lunedì) ma è caloroso. Ho visto udienze ben più nutrite alzare assai meno casino per chiedere il bis. Loro sembrano contenti e ci salutano con un altro pezzo da Three. Seven, mi pare. Ma non ne sarei troppo sicuro, ché la nota è sempre quella. Ed è giusto che sia così.

Un concerto dei Toner Low è esattamente come te lo immagini, ed è il miglior complimento si possa fare loro. E ora tutti caldi per il Totem Psych Fest.



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