too much of a good thing

Da Guchippai
quando ero una ragazzina, trascorrevo molte ore delle mie vacanze estive leggendo. ricordo in particolare l'estate in cui scoprii Terry Brooks e il suo La Spada di Shannara, che lessi avidamente con accompagnamento di merende a base di pane, burro e marmellata di fragole. proprio quella merenda diventò il rito che accompagnava le mie ore di lettura; scendevo in cucina e tagliavo a metà la rosetta comprata la mattina fresca al forno, la spalmavo ben bene e me la portavo in stanza per gustarmela insieme alle pagine del libro di turno... finchè un giorno, addentando quella delizia per l'ennesima volta, non ne provai noia e nausea. mi meravigliò scoprire che uno dei miei cibi preferiti poteva arrivare a schifarmi; del resto, chissà per quante settimane ero andata avanti così, a pane, burro e marmellata di fragole! l'estasi iniziale era diventata abitudine e infine aveva perso quel suo sapore delizioso. stavo giusto pensando l'altra sera che questo principio si può applicare a qualsiasi cosa. il troppo stroppia, lo dice anche il proverbio. ora ci troviamo a un certo punto di sviluppo della nostra società in cui la nausea è dietro l'angolo; per quanto mi riguarda, è già arrivata da tempo. sono convinta che molte persone vadano avanti a fare certe cose per abitudine e non per piacere, perchè ormai hanno preso quell'andazzo e smettere di fare quelle cose lì a loro sembrerebbe una rinuncia, un passo indietro, quando caso mai sarebbe un passo avanti per ritrovare se stessi e capire ciò che veramente si vuole. con questo non voglio dire che io so quello che voglio, anzi, ormai sono rassegnata al fatto che morirò senza averlo capito, però sono sempre stata brava a sapere che cosa non voglio e quindi riesco a barcamenarmi. quello che non voglio è il troppo che obnubila la mente, impedisce di apprezzare veramente ciò che abbiamo e ciò che facciamo, toglie valore a quelle stesse cose e azioni per ottenere le quali in passato c'è stato chi ha lottato. il rischio è che si finisca per buttare via anche il bambino insieme all'acqua sporca, del resto è evidente in ogni campo che si passa da un estremo all'altro: dal massimo del lassismo al massimo della restrizione. la vera lotta per me è continuare a mantenere lo stile di vita che ho scelto senza farmi condizionare o travolgere da agenti esterni. ci riuscirò? coltivo l'illusione che, se anche perderò i beni materiali, conserverò intatta me stessa, e se davvero ci riuscirò non avrò vissuto invano.

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