Top e Flop: Osvaldo impressiona, Prandelli sotto accusa

Creato il 11 ottobre 2013 da Mbrignolo

TECNICA (Copenaghen). Danimarca-Italia termina 2-2 e a bocce ancora calde abbiamo analizzato la partita attraverso sei nomi che si suddividono le targhe di “top” e “flop” del match. Ecco a voi come, e soprattutto chi, abbiamo visto nella penultima gara di qualificazione mondiale degli Azzurri.

I TOP

OSVALDO – Se n’è andato da Roma sbattendo la porta e al Southampton, finora, ha giocato “solo” 5 partite segnando un gol. Prandelli lo lancia al centro dell’attacco, unico terminale offensivo nel 4-3-2-1 azzurro, e lui ripaga la fiducia con una rete di rara bellezza (stop perfetto sul lancio chirurgico di Thiago Motta, tunnel ad Agger e destro a giro che muore alla sinistra di Andersen) e un tiro che a ridosso del 90’ diventa un assist per il gol di Aquilani, che ci salva dalla sconfitta.

BENDTNER – Fino al 45’ del primo tempo vedi un giocatore lento, macchinoso, appesantito e completamente assente in fase di ripiegamento difensivo. Poi la metamorfosi. Segna il gol del pareggio raccogliendo il cross dalla destra di Krohn-Dehli e sovrastando un “tenero” Balzaretti. Al 79’ fa il bis: ancora di testa, ancora su passaggio del centrocampista del Celta Vigo e ancora su dormita del numero 6 azzurro. Chissà se dopo questa prestazione il tecnico dell’Arsenal, Arsene Wenger, gli regalerà una maglia da titolare.

ERIKSEN – Un incubo per la retroguardia azzurra. In più di un’occasione manda fuori giri Balzaretti e dal suo piede parte l’azione che porta al 2-1 dei suoi. Al 55’ calcia una punizione “alla Pirlo” che si stampa sul palo alla sinistra di un immobile Buffon. In estate il Tottenham lo ha acquistato dall’Ajax per 13 milioni di euro: per quanto ha fatto vedere stasera vale anche qualcosina di più.

I FLOP

BALZARETTI – È uno dei migliori giocatori di questo primo scorcio di stagione in Serie A, rigenerato dalla cura-Garcia che gli ha permesso di tornare a vestire la maglia della Nazionale. La sua è però una serata da incubo. Male in occasione del primo gol danese, ancora peggio in quella del raddoppio. Poco propositivo in fase offensiva, colpa anche delle scorribande di Jacobsen ed Eriksen. Uno come lui può (e deve) fare molto di più.

MARCHISIO – L’occasione da gol fallita al 58’, quando calcia fra le braccia di Andersen la palla del possibile 2-1, è la fotografia perfetta di una gara opaca. Il centrocampista tuttofare ammirato nelle passate stagioni, lo stesso che ha contribuito alla vittoria degli scudetti juventini, è lontano parente di quello sceso in campo a Copenaghen. Prandelli se ne accorge e al 67’ lo richiama in panchina inserendo Aquilani. Cambio azzeccato, visto il finale di partita.

PRANDELLI – Ha mandato in campo una formazione male assortita. Lì davanti manca Balotelli, certo, ma in difesa le assenze di Bonucci e Barzagli si sono fatte sentire, così come quelle di Pirlo (e del suo sostituto naturale, Verratti) a centrocampo. Soprattutto, a questa squadra manca la fantasia, il colpo di genio. Ecco perché nei giorni scorsi il Ct ha aperto le porte al ritorno di Francesco Totti. La cui presenza in Brasile, visto l’andazzo, più che necessaria è indispensabile.

Contenuto ceduto in esclusiva dall'agenzia alaNEWS. Riproduzione vietata. Anno 2013.

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