Un nuovo appuntamento con i post più belli della scorsa settimana dai “Blog italiani nel mondo“. Come sempre, in ordine di uscita.
♣ “D’incubatrici ed altri beep” del blog “Forse per caso a Bruxelles” dal Belgio
L’autore ci racconta con garbo e quasi “leggerezza” del tragico periodo che l’ha visto a fianco di un’incubatrice nel reparto di terapia intensiva neonatale a guardare suo figlio dopo ogni intervento, a credere nella scienza, a ringraziare chi si è preso cura di lui, a condividere questo tempo immobile con altri genitori, a raccontare storie a suo figlio e ad immaginare per lui un mondo di fantasia anche nei primi, anomali, lettini che lo hanno accolto. Scrive:
“Un giorno, quando tutto sarà solo un storiella del passato, gli dirai che anche nel lettino su cui l’operarono trovasti una faccia, e su quello su cui lo curarono in terapia intensiva, per settimane, anche quelle cose han smesso d’esser cose, son diventate personaggi di ninne nanna inventate, ti han fatto compagnia, le hai disegnate poi così come le vedevi, così come loro si presentavano. E le hai stampate. E le hai regalate al reparto di terapia intensiva, con il suo nome ed un grande merci.”
♣ “Occhi e mani” del blog “La tana africana” dalla Costa d’Avorio
Un piccolo post dove l’autrice ci parla con emozione di un’adozione. Di un incontro fra un’amica e sua figlia. Un incontro che nel momento stesso in cui è avvenuto, ha cambiato completamente la vita di due persone. Scrive:
“Gli occhi piccoli hanno guardato quelli grandi, trovandoci una riserva di amore ancora inespresso.
Gli occhi grandi si sono specchiati nei piccoli, leggendoci dentro quelle due sillabe che cambiano la vita di ogni donna, in ogni posto del mondo.”
♣ “Cose della vita” del blog “La vita a modo mio” dalla Svizzera
L’autrice ci racconta un piccolo spaccato di vita domestica. Il figlio malaticcio che dorme, lei che tenta di scrivere distratta da altro, la sensazione di essere sospesa e ferma mentre i giorni scorrono. Come se si trovasse ancora su quel lettino durante la sua lezione di yoga interrotta. Scrive:
“Domani è già mercoledì, ma io è come se fossi ancora là, sul materassino, a cercare di metabolizzare al meglio quello che sento, che vivo, che provo. Per lavorarci poi fuori, dove le prove del fuoco chiedono il conto, ogni giorno e ad ogni ora, senza pietà. A riflettere su come la signora vestita di nero possa essere relegata in un angolo, sempre presente, ma meno offensiva, da certe cose di questa vita.”
♣ “Radio Monticiana: l’immenso in due note” del blog “Monticiana” dalla Bulgaria
Un piccolo post in cui l’autrice ci racconta quanto si possano risvegliare i ricordi anche attraverso una canzone. E quanto poco sia sufficiente per commuoversi in una mattinata come tante. Scrive:
“Una sola nota, forse due, per riconoscere questa canzone. Emozione fatta Musica. Parole fatte Emozione. Note che son Parole. Voce fatta Poesia. Lui un po’ age, la scelta del bianco e nero, gli archi diretti da Nicola Piovani: mi sono commossa come una bambina. Come quella ragazzina che a 14 anni si addormentava ascoltando questa canzone a ripetizione, fino all’ esaurimento delle pile del disc-man.”
♣ “Sei finito nel club dei perdenti? C’é un modo per uscirne fuori, e te lo racconto qui!” del blog “Sir Koala londinese” da Londra
L’autrice ci racconta di come lei abbia fatto parte per tanti anni del “club dei perdenti”. Inizialmente forse perché c’era stata costretta dagli altri, fin da bambina, a causa del sovrappeso. Poi nel corso degli anni rifugiandocisi dentro da sola incolpando gli altri di questo. Per poi capire che da lì si poteva uscire, ma solo smettendo di ascoltare gli altri, capendo i propri limiti, ma anche i propri punti di forza e, soprattutto, avendone la volontà. Scrive:
“Sí quindi, sí potete stracciare l’abbonamento al club dei perdenti, potete riprendere in mano la vostra vita, potete brillare sotto il sole come diamanti, basta solo che smettete di pensare con la testa degli altri, ma soprattutto dovete lavorare su voi stessi, imparando ad accettarvi cosí come siete, esseri unici e bellissimi! Dovete fare leva sui vostri punti forza, e pure che pensate di non averli, vi assicuro che ci sono eccome!”
♣ “Donne expat in arte Madri – Il Progetto fotografico di Marina Cavazza e Egle Kackute” dal blog “Amiche di fuso” dal mondo
Valentina ci racconta di un’amica, una delle tante donne expat che ha conosciuto durante la sua vita all’estero. Di come lei, pur avendo scelto di occuparsi solo della famiglia, correndo dietro al marito ed alla sua professione, abbia cercato di conciliare questa sua nuova vita con il suo lavoro di fotografa. Dedicandosi in particolare, attraverso una mostra, a raccontare per immagini il suo ruolo e quello di tante altre donne, ma anche uomini, che devono reinventarsi ogni volta una vita per sé e la propria famiglia. Scrive:
“Ogni ritratto fotografico è collegato ad una piccola spiegazione di come sia vissuta dal soggetto la condizione di essere a tempo pieno il main care giver in un ambiente straniero, abbandonando quindi la propria professione per vivere in un contesto dove l’assenza della rete di famiglia e amici di una vita si somma alle differenze culturali, alle barriere linguistiche e alla condizione di temporaneità: è difficile sia reinventarsi lavorativamente sia reinventarsi nuove radici, anche con la consapevolezza che un successivo spostamento significherà con ogni probabilità ricominciare ancora una volta da capo in uno od in entrambi gli ambiti.”
♣ “Di pittura e ricordi” del blog “Diario dal mondo” dall’Australia
Un piccolo post che ci racconta di un ricordo improvviso mentre l’autrice ed il compagno pitturano una parete di casa. Un ricordo lontano e tenero che ritrae una famiglia felice. Scrive:
“Quella parete e quella casa vedranno giorni felici e giorni tristi. Festeggeranno arrivi e piangeranno partenze. Proteggeranno e divideranno. Accoglieranno e lasceranno andare. Quella parete dipinta e quel gelato condiviso rappresentano l’inizio di una famiglia. la mia famiglia. Il mio primo ricordo. Ricordi felici.”
♣ “Bisanzio sospesa tra due mondi” del blog “Alina’s notes” di ritorno da Istanbul
Un bellissimo post in cui l’autrice ci parla di Istanbul e del suo essere in sospeso fra Oriente ed Occidente. Un po’ come si sente anche lei che va e viene fra Europa e Medio Oriente. Una città che le è entrata dentro e dove, si intuisce, forse potrebbe appoggiare le sue valigie e la sua anima. Scrive:
“Così stiamo noi che non ci sentiamo mai a casa e per cui casa è dove posiamo la valigia: sempre tesi tra le contraddizioni che ci definiscono, sempre dilaniati tra due mondi. Oriente e occidente, ma non solo come luoghi fisici, bensì come luoghi dell’anima. Ma anche parlare dell’anima sa di bizantino, antico, fuori luogo. Vi siete mai sentiti fuori luogo? A volte ci si sta bene, non è un posto troppo affollato. Altre volte ci si sente un po’ soli lì sul ponte sul Bosforo con due continenti che ti abbracciano da lontano.”