Top Post dal mondo expat #16.11.15

Creato il 23 novembre 2015 da Mamma In Oriente

Eccoci all'appuntamento del lunedì con i post più belli della scorsa settimana dai Blog Italiani nel Mondo, come sempre in ordine di uscita:

L'autrice scrive il suo grido di dolore e condanna dopo i fatti di Parigi. Contro chiunque si senta in diritto di decidere della morte altrui. Contro chi muove le fila e contro le pedine che eseguono. Un grido che vuole chiamare una giustizia e una maledizione che anche loro possano provare empatia un giorno come noi. Scrive:

"Parlo di noi che viviamo in sincrono con la luna e le maree, noi che abbiamo imparato a sentire per sopravvivere, parlo di noi che abbiamo la biologia e la chimica di chi deve accudire, conservare, proteggere e tramandare, ed esattamente per questo abbiamo avuto in dono l'empatia."

Un post molto bello e con un interessante punto di vista. Sul perché noi europei sentiamo tanto gli attentati di Parigi e su come faccia parte della nostra storia passata e della nostra educazione il nostro rispetto per la vita altrui, pur con tutti i nostri problemi. Scrive:

"Parigi, la Francia, rappresentano per me un luogo non solo geografico ma anche mentale: la summa di tantissime idee, valori, abitudini, consuetudini che ho ereditato, scelto e fatto mie nel corso degli ultimi 36 anni. Quello che io e mio marito definiamo the european way quando parliamo tra noi, perche' per noi l'Europa e' casa, e' radice, e' dove apparteniamo, e' l'acqua nella quale siamo pesci."

L'autrice ci racconta a quante prime volte si è trovata ad affrontare da quando vive in Senegal, dopo anni di vita più normale in Europa. Alcune divertenti, altre terribili, altre ancora emozionanti. Scrive:

"E in mezzo a tutto questo una serie di prime volte magiche che mi hanno tolto il respiro:
Il primo bebè tra le mie braccia che non piangeva impaurito dal mio essere bianca.
La prima famiglia che si è fidata di me lasciandomi curare loro figlio, diventato cieco a causa del diabete."

L'autrice fa un'analisi introspettiva e lucida e ci elenca tutte le cose a cui credeva a 16 anni, facendoci sapere se si sono compiute o meno. O che hanno perso importanza. Scrive:

"Credevo che non avrei mai esposto le mie debolezze in un post del genere, che chiunque avrebbe potuto leggere, e della mia capacità di buttare l'anima in piazza solo perché qualcuno, leggendo, si senta come me e annuisca sentendosi meno solo, meno diverso, meno deprivato, sono contenta."

All'indomani degli attentati di Parigi, l'autrice si trova a dover spiegare alle sue bimbe, l'orrore che era successo. A dover trovare un significato adatto a creature innocenti per parole mostruose. Sente però di dover insegnare a loro a non avere paura, anche se lei per prima ce l'ha, e a continuare a vivere con gioia perché solo quella può essere la risposta. Scrive:

"Non abbiate paura di questo, bambine mie. Non vivete con la paura dei cattivi e dei mostri. I cattivi e i mostri esistono, ma se avete paura, loro avranno vinto.
Se smettete di correre, ridere, amare, tuffarvi, piangere, desiderare, avranno vinto loro, le vostre paure."

L'autrice ci racconta con grazia l'altra faccia dell'Islam attraverso due ragazzi mussulmani che lavorano con lei. Che non c'entrano niente con chi decide deliberatamente di uccidere innocenti, che come noi condannano. Ci vuole far riflettere soprattutto su come sia sbagliato guardare con gli occhi malati dell'odio. Scrive:

"Monica è musulmana. Fa parte di quel "loro" che attribuiamo ad un popolo intero, suddividendoli per sottocategorie cui riserveremo lo stesso sguardo. Quello che attribuisce loro colpe di altri. Che li guarda con lo stesso spavento di chi crede che potrebbero farsi saltare in aria da un momento all'altro, e noi con loro. Quello sguardo che li etichetta come impositori di una cultura ed una religione pronte a smembrare le nostre."

Per oggi ho finito, buona lettura!

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