Leggete bene i suoi consigli, in cui compaiono fianco a fianco autori classici, come il marocchino Mohamed Choukri e il Premio Nobel Naghib Mahfuz, e altri più contemporanei e forse meno conosciuti, come lo stesso Ahmed Nagi e Ahmed El Aidy, e prendete nota per le vostre prossime letture!
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1) Ho visto Ramallah, Murid El Barghuti, trad. Monica Ruocco: è uno dei pochi libri ad avermi fatta letteralmente sciogliere in un fiume di lacrime. A metà tra il reportage, il diario e il romanzo, ti tocca dentro. Lo considero in assoluto uno delle mie letture più belle.
2) L’epopea dei Harafish, Naghib Mahfuz, trad. Clelia Sarnelli Cerqua: mi ha ricordato moltissimo, mutatis mutandis, il fenomeno dei clan mafiosi in Italia, l’onore, l’omertà, la famiglia, il controllo, il potere. Consiglio anche, a chi conosce l’arabo egiziano, la visione dell’omonimo film, per la regia di Ali Badrakhan, con Mahmoud Abd El Aziz nella parte di Farag e Yousra in quella della conturbante Malak.
4) Essere Abbas El Abd, Ahmed El Aidy, trad. Carmine Cartolano: perché è una ventata di nuovo, in uno stile fuori dai canoni, un intreccio molto singolare per un’opera figlia del ventunesimo secolo. Un romanzo che ha lasciato il segno in Egitto e che purtroppo il pubblico italiano non ha saputo apprezzare.
5) Metro, Magdy El Shafee, trad. Ernesto Pagano: è la prima graphic novel egiziana, i disegni di Magdy sono veramente belli, vivi, in poche pagine ti senti subito lì, al Cairo a correre anche tu su e giù per le scale e i tunnel della metropolitana, insieme alla gente normale, agli egiziani.
6) La terrazza proibita, Fatima Mernissi, trad. R. R. D’Acquarica: descrive il passaggio dalla tradizione alla modernità, attraverso gli effetti che ha avuto sulle donne della casa della scrittrice e protagonista. È un vivido affresco di interno marocchino, privo dell’esotismo occidentale dei pittori orientalisti, un soggiorno nello haramlik come doveva veramente essere, un luogo di solidarietà e discussione, un rifugio, una casa delle donne.
7) La commissione, Sonallah Ibrahim, trad. Paola Viviani: mi ha dato l’angoscia, una sensazione di soffocamento, di pareti che ti si stringono addosso e il finale splatter è a dir poco lisergico! Credo proprio sia un must!
8) Il pane nudo, Mohamed Shoukry, trad. M. Fortunato: è stato un libro molto toccante, una lettura cui sono pervenuta tramite la biografia di Jean Genet, e secondo me, non a torto molti critici fanno un paragone tra i due. Mi ha veramente scioccata scoprire qualche giorno fa che Galal Amin, Presidente della Commissione di Giudici del Booker di quest’anno, l’abbia definito un romanzo immorale!
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10) Se non fossi egiziano, ‘Ala Al Aswani, trad. Claudia La Barbera: perché credo che la creatività di Al Aswani si manifesti al meglio nei racconti, i suoi romanzi mi sembrano troppo “costruiti a tavolino”, scontati.