di Benedetta Tintillini
L’idea inziale fu di realizzare vaselle funzionali, ovvero che servissero effettivamente alla mescita del vino, anche nel tentativo di influenzare e “svecchiare” la produzione degli artigiani locali.
Tale concezione ebbe poi un ulteriore sviluppo da parte del Maestro Caruso, che decise di invitare artisti di discipline diverse, anche se alla prima esperienza con la ceramica, ma proprio per questo potenziali apportatori di idee e stimoli sempre nuovi e diversi.
Da quel momento, ogni anno tre artisti vengono individuati nel panorama mondiale ed invitati a realizzare delle vaselle, ovvero i tradizionali “boccali” umbri, eredi della medievale “Panata”. Nel mese di Novembre poi, in onore del vino novello, vengono presentate le opere realizzate, celebrando il connubio tra l’antichissima tradizione della ceramica e la ricerca e l’innovazione propria del percorso di ogni artista contemporaneo.
In questo modo, nel tempo, si è venuta a creare una collezione di circa 150 opere di artisti di assoluto rilievo, tra i quali mi piace ricordare Piero Dorazio, Carla Accardi, Nino Caruso, Bruno Ceccobelli, Giuseppe Gallo, Antonella Zazzera, per citarne solo alcuni.
L’edizione 2014 sarà la diciannovesima, e forse, come nell’ intenzione dell’ideatore, l’edizione del Ventennale sarà anche l’ultima, consacrata con la pubblicazione di un catalogo ufficiale, per dar modo di realizzare sempre nuovi progetti e dare e ricevere nuovi stimoli dalle realtà artistiche del territorio e non solo.
Il Museo, con sede a Palazzo Malizia a Torgiano, comprende anche una collezione di opere del Maestro Caruso, oggetto di una donazione al Comune.
La collezione è costituita da 58 opere che attraversano la produzione dell’artista dagli inizi, negli anni Cinquanta, fino ai giorni nostri. Il gruppo delle prime opere è individuato con il nome “Opere Arcaiche”, e la loro particolarità è la sperimentazione di materiali come cenere, pezzetti di vetro o altro, posti sulla superficie dell’opera prima della cottura, con il risultato di ottenere superfici scabre.
Vi è poi il gruppo dei “Mitovasi” oggetti che trascendono dal loro uso comune per diventare sculture con richiami alle forme ed ai decori classici.
I “Portali” e le stele sono formati dai famosissimi moduli ideati dal Maestro: moduli creati grazie a modelli di polistirolo tagliato con fili d’acciaio incandescente fino a formare delle matrici che permettono di produrre una serie di moduli, appunto, in positivo o in negativo, da assemblare per dare forma e vita alle sculture di maggiori dimensioni.
Il vino e la terracotta, un connubio che si perde nell’antichità, ma che riesce a sorprendere ed affascinare, grazie all’immenso talento degli artisti che tale connubio hanno fatto proprio.
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