A dare l’allarme un suo collega, Giuseppe De Cesare che, avendolo visto in una pozza di sangue nel suo box-magazzino, ha immediatamente chiamato il 118. Inutili però i tentativi di rianimare l’uomo che, per aver perso un’eccessiva quantità di sangue, non ce l’ha fatta.
L’affilata lama del coltello utilizzata contro di lui, gli ha inflitto diverse ferite all’addome e alle gambe ma quella che gli è stata fatale è la coltellata che l’ha raggiunto alla coscia, all’altezza dell’inguine, tagliandone l’arteria femorale.
Nella fedina penale di Pepè si rintracciano precedenti penali per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti ma pare che quello fosse un capitolo chiuso soprattutto adesso che, padre da 4 anni, aspettava il secondogenito dalla sua compagna al settimo mese di gravidanza.
Un capitolo chiuso con qualche conto in sospeso forse perchè, dall’analisi del luogo del delitto, nessun segno di furto o scasso, lascia ipotizzare che l’uomo conoscesse il suo assassino che sarebbe andato al box di Francesco Adriano Pepè per discutere alcune cose, dargli una lezione o per lanciargli solo un avvertimento. Ed è il carrello rovesciato all’interno del magazzino utiulizzato come deposito di frutta e verdura che lascia intendere come la discussione tra i due fosse degenerata per concludersi, poi, in tragica fine.
E a Torino, mentre si analizzano i filmati delle telecamere a circuito chiuso presenti nella zona, è caccia all’assassino.
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