Torino World Masters Games: Patrizia Saccà e la scommessa dei WMG

Creato il 10 agosto 2013 da Sportduepuntozero

Per molti i World Masters Games sono stati l’occasione per tornare alle competizioni dopo tanto tempo; è il caso di Patrizia Saccà, campionessa paralimpica di tennis tavolo: “è due anni che non partecipo ai tornei” racconta, “ma per gioco ho deciso di tuffarmi in questa manifestazione”. Pochi mesi fa nacque la scommessa con il compagno Alessandro Solito, da sempre grande sportivo anche se mai a livello agonistico: “ci siamo convinti a vicenda; lui ha partecipato alla 10 km di corsa e io ho impugnato di nuovo la racchetta”. E ridendo aggiunge: “la differenza è che lui era allenato, io no”.

Anche se fuori forma, oggi Patrizia ha conquistato l’argento nel singolare (categoria 50+). Si tratta della terza medaglia personale di questi WMG, dopo i due ori nella prova a squadre e nel doppio: “sono contenta per il mio torneo, ho giocato buone partite contro avversarie molto forti”. Ma ciò che forse stupisce di più è il fatto che l’atleta torinese, bronzo paralimpico a squadre a Barcellona ’92, abbia affrontato avversarie normodotate: “la tecnica di gioco è uguale per tutti, di conseguenza fino a un certo livello la competizione è alla pari. In questo sono una pioniera, essendo stata la prima italiana in carrozzina a gareggiare contro gente non disabile”.

Abbandonata l’attività agonistica, Patrizia si è dedicata a ciò che considera la medaglia più bella della sua carriera: insegnare il tennis tavolo. “sono istruttrice al “Centro benessere psicofisico di avviamento allo sport”, sponsorizzato da Panathlon” spiega, “con specialisti di vari settori, dalla fisioterapia allo yoga, coinvolgiamo persone reduci dall’unità spinale per avviarle allo sport disabile, quasi indispensabile per recuperare dal trauma dell’infortunio”.

Grande entusiasmo per l’atmosfera dei World Masters Games, “semplicemente eccezionale, una riproposizione della festa di sport vissuta nel 2006 durante le Olimpiadi Invernali”. Per la prossima edizione (ad Auckland nel 2017) si confida in una partecipazione più numerosa da parte di atleti disabili: “qui siamo in pochi (9, di cui 4 piemontesi); la nostra speranza è aver gettato un semino che tra quattro anni porterà i suoi frutti”.

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