In questa Italia in tempo di crisi, da un po' di tempo sentiamo la nostalgia del vecchio conio, molti pensano che sarebbe una soluzione altri invece pensano che potrebbe essere un disastro.
Fare previsioni è quasi impossibile non potremmo essere sicuri al 100% di quello che accadrà. Le problematiche che balzano subito all'occhio sono i problemi energetici, perché come ben sappiamo il nostro paese importa quasi tutto il fabbisogno energetico.
Prima cosa da Valutare è il TASSO DI CAMBIO:.......(continua)
- a meno di oscillazioni, l’area Euro nel suo insieme resta ad un cambio pari ad 1,30 sul dollaro - all’interno dell’area euro, i tassi di cambio delle valute nazionali, saranno pari al differenziale di inflazione accumulato negli ultimi 17 anni sommato al 50% dell’entita’ del riallineamento effettuato in occasione della determinazione dei cambi con l’Euro (differenziale valutario tra cambio con EURO-ECU tra 1995 e 1999) ed un fattore correttivo che considera la differenza del sistema paese tra il 1995 ed il 2013 su una serie di parametri (bilancia pagamenti, andamento PIL, variazione debito pubblico). Esiste un ampia documentazione storica che dimostra che normalmente le uscite di valute da sistemi di cambi fissi, si risolvono a meno di fenomeni transitori oscillatori in svalutazioni/rivalutazioni delle monete proporzionali ai differenziali di inflazione accumulati durante i regimi di cambi fissi.
Ne risulterebbe uno scenario di rivatutazione dell’Euro-Marco del 12% su USD, mentre Francia, Italia e Spagna svaluterebbero rispettivamente del 2%, 12% e 16%.
Passo successivo e’ la valutazione del CAMBIO COL DOLLARO delle valute nazionali a seguito della svalutazione delle valute nazionali. Tale determinazione e’ conseguente al calcolo in tabella 1. L’Euromarco andrebbe a 1,48 sul Dollaro, mentre Euro-Lira ed Euro-Peseta andrebbero a 1,16 e 1,13 su USD.
Seconda cosa che è interessante vedere sono le esportazioni:
L’IMPATTI SULL’ IMPORT-EXPORT: si ipotizza che la componente estera del pil abbia una variazione proporzionale al peso dell’import-export sul PIL, e pari all’1% per ogni variazione dell’1% del tasso di cambio (con uno sfasamento temporale di 6 mesi dall’event, per simulare l’inerzia del fenomeno che tutto sommato e’ ipotizzabile in Nazioni come quelle europee che lavorano molto a commessa).
In sintesi, la Germania, fortemente dipendente dall’import-export (questi pesano per valori quasi meta’ del PIL) verrebbe penalizzata per circa il 7% del PIL, mentre Italia e Spagna avrebbero vantaggi cumulati in 3 anni pari a circa il 5% del PIL.
Terza considerazione va fatta per quanto riguarda la DISOCCUPAZIONE:
Pur considerando i limiti di queste previsioni è evidente che se cade l'Euro la più penalizzata è la Germania che con il suo super Marco si prospetta un periodo di deflazione-PIL alla Giapponese.
Per maggiori dettagli: http://www.rischiocalcolato.it/2013/03/esclusiva-analisi-simulazione-di-cosa-accadrebbe-con-e-senza-euro.html
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