Torniamo a Gramsci!

Creato il 12 gennaio 2011 da Bruno Corino @CorinoBruno


A Gramsci, "non padre, ma umile fratello" , a 120 anni dalla nascita...
In questo clima di marasma politico, di smarrimento delle coscienze, di scollamento tra società civile e “classi dirigenti”, la parola d’ordine che la sinistra dovrebbe avere il coraggio di lanciare nel dibattito politico è: “Torniamo a Gramsci”. Già, ma a quale Gramsci? Al teorico dell’intellettuale organico? Del concetto di “egemonia”? del partito politico come moderno principe? Oppure al Gramsci analista dei rapporti tra stato e società civile? Ecco, credo che a quest’ultimo Gramsci occorre ritornare, al Gramsci che in carcere risponde al perché si pone un distacco fra società politica e società politica. Al Gramsci che recupera la nozione di politica intesa in senso lato, come partecipazione attiva e permanente. Solo così potremmo comprendere le ragioni storiche della crisi che attraversa la sinistra in questo inizio secolo. Perché questa debolezza non è affatto congiunturale, non è una debolezza politica dovuta alle particolari condizioni del momento, ma si tratta di una debolezza strutturale, dovuta al fatto che il mondo della produzione, da cui la sinistra traeva la sua forza e il suo consenso, ha perso la sua centralità, al fatto che i rapporti di produzione non costituiscono più il perno su cui si fondavano i progetti della società. La produzione può essere dislocata altrove, non è più vincolata al territorio e al tessuto sociale come accadeva sino a qualche decennio fa. E il mondo dei servizi ha soppiantato quasi del tutto quello della produzione. Tornare a Gramsci vuol dire analizzare come cambia e si trasforma la società entro la quale viviamo, analizzarne i bisogni, i problemi, e vuol dire anche riuscire a trovarne le soluzioni più avanzate, più idonee e corrispondenti alle esigenze dei cittadini. Altrimenti si rimane impigliati in questo fondo limaccioso, torbido, in cui pare che ogni speranza di cambiamento e di “rinascita” sia del tutto spenta. Tornare a Gramsci è anacronistico? È fuori luogo e fuori tempo? Bene. Se l’attuale ceto dirigente della sinistra la pensa in questo modo, allora non lamentiamoci quando subiamo l’egemonia dei Cicchitto, dei Gasparri, dei Bondi. Lasciamoci dettare l’agenda politica da questi signori della politica, e continuiamo a parlare di processi, di legittimi impedimenti, di Scilipoti e compagnia bella! Continuiamo a parlare di alleanze di piccolo cabotaggio, insomma, tiriamo a campare!