Siamo in pieno periodo di vendemmia e questo mi sembra un dolce ad hoc.
Ho pescato questa ricetta sempre nel volumetto regalatomi da Paola (pilota), siamo in piena stagione dell'uva fragola, leggermente diversa da quella americana che mangiavo a chili dalla nonna.
Quella aveva acini più grandi ed un sapore particolarissimo e tutte le famiglie ai tempi, parlo dei '60, ne ricavavano un vino scurissimo, quasi blu da tanto le bucce tingevano, il clinton, poi vietato perchè si ritiene fosse troppo ricco in metanolo. Gli uomini lo bevevano in scodelle di terraglia bianca, sbreccate e irrimediabilmente tinte di violetto.
Oggi si trova in commercio l'uva fragola, che ha chicchi più piccoli e adatti alla preparazione di torte e confetture.
Cercando notizie su questo dolce mi sono ritrovata con parecchi dubbi, sul web esistono ricette che si proclamano 'originali' sia di una torta dolce a base di farina, uova, burro e zucchero sia a base focaccia, ossia con farina00 e di mais, zucchero e lievito di birra. E ripiene o di cipolline borettane o di uva.
Le accomuna l'origine cremasca o cremonese del dolce, forse dedicato a Berta la cui statua veniva portata in processione il 14 agosto già nel Cinquecento a Cremona e che vestiva la divisa della corporazione dei fornai.
Come spesso succede in Italia ogni campanile ha le sue ragioni, e tra uva fragola o cipolline, uova e burro si o no, mi attengo alla ricetta del libro che è fatta con una base tipo focaccia, senza grassi.
Tengo sempre a disposizione in casa il lievito di birra liofilizzato a lenta lievitazione perchè quello fresco scade in fretta e non sempre ne ho in frigorifero.
-ricetta-
600 g uva americana/fragola
350 g farina 00
150 g farina di mais fioretto
45 g zucchero
25 g lievito di birra fresco o una bustina di liofilizzato
sale
Impasto col robot, lo sapete, ma si può fare il tutto anche in una ciotola.
Metto le farine setacciate con zucchero e lievito nel contenitore poi lo avvio e aggiungo pian piano circa 300 ml acqua tiepida, metto un pizzico di sale e impasto sino ad ottenere una massa piuttosto morbida che trasferisco sulla spianatoia e continuo a maneggiare per qualche minuto.
Ottenuta una consistenza uniforme e non troppo dura la trasferisco in una boule, la copro con un telo e la faccio raddoppiare di volume, ci vuole come minimo un'ora, anche se fa caldo.
Intanto lavo e asciugo l'uva e la sgrano.
Riprendo la pasta e ci incorporo l'uva, stendendola nuovamente a lievitare, coperta, per altri 45' direttamente nello stampo unto d'olio.
Scaldo il forno a 180°, spolvero la superficie con un po' di zucchero grezzo e inforno per circa 50', o sino a quando la torta avrà preso un colore marroncino.
Una volta tiepida la sformo e quando è fredda la spolverizzo di zucchero a velo.
-nota a margine-
Credo comunque che mi ciminterò anche con la ricetta che contempla uova e burro perchè questa è troppo rustica, un umile pane all'uva per niente dolce (45 g di zucchero su 500 di farine totali mi sembrano effettivamente pochini...vanno almeno raddoppiati) e per renderla gradita a tutti priverò gli acini dei vinaccioli.