Una volta c’erano i delitti di ferragosto, una volta c’erano crimini torbidi “maturati negli ambienti delle amicizie particolari”, una volta c’erano misfatti cruenti e le pagine dei quotidiani grondavano sangue e particolari crudi. Ci sono ancora, si prestano a ricostruzioni spettacolari delle tv del dolore. ma la cronaca nera ci sta abituando ad altri delitti altrettanto scellerati, anche se apparentemente più “puliti”, anodini, talvolta commessi e rivendicati in nome di valori largamente condivisi, di principi e convenzioni diffuse, addirittura del decoro e dell’ordine pubblico.
Non è la prima volta che a commetterne sono i sindaci di ordinate e laboriose città del Nordest, quegli amministratori sceriffi inclini a tirar su muri bipartisan, recintare panchine, creare gerarchie e distinzioni perfino nell’uso di mezzi pubblici, attraverso misure, disposizioni, ordinanze prioritariamente rivolte a pericolosi stranieri, minacciosi islamici, inquietanti extracomunitari, colpevoli di conservare abitudini alimentari, abbigliamento e credenze religiose “diverse”, quindi “lesive” delle nostre tradizioni, maggioritarie e superiori. E pare che la tendenza si consolidi anche con un uso strumentale di storia e scienza, come ha denunciato proprio oggi il Simplicissimus. Così che,
visti i tempi, la schiera delle “altre” inquietanti presenze, delle “diverse” minacce si estende, comprendendo anche disperazioni nostrane, integrando nella ripulsa e nella nausea il nostro Terzo Mondo interno.
Il sindaco di Verona Tosi ben noto per famigerate quanto sfrontate manifestazioni di xenofobia e razzismo, di quelli ammantati del buonsenso nutrito nei bar, nei vecchi scompartimenti, oggi esaltato da nuove povertà diffidenti e rancorose, estratto da angoli reconditi della nostra mentalità e della nostra autobiografia nazionale dei quali un tempo ci saremmo vergognati, ha deciso di avviare una campagna senza quartiere contro barboni e senzatetto, locali o extracomunitari, comunque irregolari, rei di attentare alle regole “della civile convivenza, del rispetto dei residenti e delle norme igienico-sanitarie”, colpevoli di sostare e mangiare, quando possono, all’aperto in luoghi dove turisti rigorosamente comunitari o svizzeri o americani, quindi antropologicamente autorizzati, avrebbero diritto incontrastato di fare lo stesso, attingendo ai loro bei cestini da asporto.
Eh certo non è un bel vedere l’ostentazione nei quartieri del privilegio e nelle oasi del benessere, di vite nude di reietti e marginali, che ci fanno fare brutta figura coi visitatori inconsapevoli, siano essi la Merkel, la presidente della Camera, gitanti d’oltralpe. Così per far pulizia e reprimere questa inciviltà, sottraendola agli sguardi dei visitatori della città in occasione di eventi di grande richiamo turistico, il sindaco ha deciso di mettere fuori legge gli attori dell’indecoroso spettacolo, ma anche quei dissennati sprovveduti che recano loro, in nome di chissà quale scriteriato sentimento umanitario, coperte e vettovaglie, contribuendo a rendere permanenti i deplorevoli bivacchi, sì permanenti almeno quanto la fame che per ricchi e poveri, Tosi forse non lo sa, si rinnova quotidianamente.
Il fatto è che certi cattivi sentimenti ormai non sono più tali, sono stati legittimati a sistema di governo. L’alleanza oscena con Madame Le Pen è in questo caso un valore aggiunto, un omaggio transnazionale al folklore idiota. Ma la repressione dei poveri, spesso tali perché non abbastanza normali, non abbastanza ambizioni, non abbastanza giovani, non abbastanza europei, così come al riprovazione per chi ne testimonia e in qualche modo vorrebbe rappresentarne le ragioni, no, quelle sono indole e metodo di un ceto dirigente globale, che vuole rendere invisibili fino a far scomparire ai suoi occhi i popoli degli slums, le etnie delle bidonville, i vecchi, i malati, ma anche gli operai delle fabbriche, i contadini in campagne avvelenate, i cittadini senza sovranità, utili tutti solo se si prestano a diventare un esercito di fantasmi ridotti all’ubbidienza e circolanti in un mondo con nuove frontiere e senza antichi diritti.