Totò e Troisi: due pulcinella a confronto

Creato il 17 maggio 2015 da Vesuviolive

Napoli è la città delle contraddizioni per antonomasia, in bilico tra passato e presente. Tale contrasto è evidente in un aspetto tipico partenopeo: la comicità, di cui ritengo principali esponenti Totò e Massimo Troisi.

Totò è vissuto nell’epoca delle due guerre, ha svolto molta gavetta prima di essere apprezzato: teatro, avanspettacolo e il cinema che lo ha consacrato ad idolo di ogni tipo di pubblico, benestante e povero, giovane e anziano, napoletano e non. Ha rappresentato l’universale marionetta comica che ha superato la guerra e la morte e che con i suoi gesti leggeri ha potuto sminuire a testa alta ogni autorità, in primis il denaro. Infatti nella vita il Principe della risata era solito essere molto generoso e veniva rimproverato dai familiari per il suo farsi ingannare da tutti, ma lui sarcastico anche nella vita, rispondendo frasi del tipo: “ Loro credono che io sia stupido ma facendoglielo credere, li faccio fessi io”. Questo era Totò, generoso napoletano come un vero Pulcinella e ironicamente sarcastico come Felice Sciosciammocca.

Massimo Troisi ha vissuto la giovinezza in un’epoca più politicamente serena, del boom economico e del ’68, anni in cui iniziava già a mostrare l’innato talento comico esibendosi in chiese e piccoli teatri. La vena ironica contro le autorità e i luoghi comuni gli hanno precluso diverse opportunità, come esibirsi al Festival di Sanremo. Ciò non ha impedito il successo dirompente delle sue pellicole, da Ricomincio da tre a Scusate il ritardo, fino ad arrivare all’ultima, commovente, Il postino. I temi principali della sua comicità sono stati: opposizione alle autorità e ai luoghi comuni, i complessi rapporti uomo – donna, la timidezza personale di Massimo, l’amore sviscerato per Napoli manifestatosi nella maniera più immediata, ovvero il dialetto napoletano, usato in maniera così spontanea da renderlo noto ovunque. Tale è la descrizione di un Pulcinella partenopeo fino al midollo ma malinconico come il poeta Mario Ruoppolo, insomma: una persona di cuore e che per il cuore ha perso la vita, donandoci i suoi ultimi palpiti.


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