Mentre si approssima il Natale, non sarebbe male rivedere Il mio vicino Totoro, uno degli stupendi capolavori firmati da Hayao Miyazaki, il grande genio dell’animazione giapponese cui già avevamo dedicato un tributo. (http://ilcirro.wordpress.com/2013/05/13/poesia-mitologia-e-metamorfosi-il-mondo-incantato-di-miyazaki/)
Realizzato nel 1988 e giunto in Italia con “soli” 21 anni di ritardo, Tonari no Totoro rappresenta l’opera più personale del maestro, creata sulla base di ricordi della sua infanzia e dell’adolescenza ed ha segnato la storia dell’animazione, diventando un’icona per il pubblico giapponese, che può ammirare i protagonisti del film in un museo dedicato.
Due bambine, Satsuki e Mei, si trasferiscono con il padre in campagna per stare vicine alla madre ricoverata in clinica. Tra i boschi e i prati esse fanno conoscenza con gli spiriti benigni e buffi che governano la natura: gli spiritelli della fuliggine (i Nerini dei buio) e Totoro, troll dall’aspetto buffo e bonario (che viaggia con il gatto-bus), in grado di provocare (ed evocare) la pioggia, il vento, la germinazione dei semi.
Mescolando le antiche leggende nipponiche con la modernità della favola, Miyazaki confeziona un’opera affascinante, divertente e struggente, dove la leggerezza della trama lascia spazio ad un’amplissima gamma di invenzioni narrative e di profonde suggestioni, incentrate sulla poetica delle piccole cose: l’incanto di un prato, di una cascatella o di un grande albero, l’affetto per i genitori e per i figli, la capacità di sognare e di credere che l’impossibile si avveri, che accanto a noi ci sia qualcuno (o qualcosa) che ci sostenga nei momenti difficili.
Come sarebbe bello ritrovare il coraggio di sognare e di vedere il mondo attraverso gli occhi di un bambino e di rivivere le emozioni di un tempo.
Forse Totoro aiuterà anche noi.