Touch me I'm sick

Creato il 14 aprile 2012 da Cannibal Kid
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"Ma quanto sono new-age?"

Touch è un Babel for dummies. Fine della recensione.
Non vi ritenete dummies? Volete un approndimento? Uff, e va bene. Allora continuate a leggere…
Touch (serie tv, stagione 1, episodi 1-4) Rete americana: Fox Rete italiana: Fox Creata da: Tim Kring Cast: Kiefer Sutherland, David Mazouz, Gugu Mbatha-Raw, Danny Glover, May Miyata, Satomi Okuno Genere: collegato Se ti piace guarda anche: Babel, Molto forte, incredibilmente vicino, Numb3rs, Cosa piove dal cielo?, Magnolia
“C'e' un'antica leggenda cinese, quella del Filo Rosso del Destino, secondo la quale gli dei hanno legato un filo rosso alle nostre caviglie collegandolo a tutte quelle persone con cui siamo destinati a entrare in contatto. Quel filo potrà allungarsi, o aggrovigliarsi, ma non si romperà mai.”

Un filo rosso lega tutte le persone, almeno secondo la leggenda cinese citata in Touch, ed è proprio quello che deve aver legato alle caviglie i tre nomi coinvolti in questa serie: Kiefer Sutherland, Tim Kring e Francis Lawrence.

"Sono Jack Bauer, io. Non ho tempo per stare a leggere i tuoi cazzo di numeri!"

Kiefer Sutherland, devo anche stare a dirlo?, era e nel mio cuore sarà sempre Jack Bauer, il protagonista di 8 stagioni/giornate di 24 nonché mio idolo personale. 24 ha rivoluzionato la narrazione televisiva e non solo come poche altre serie, oltre ad aver anticipato varie questioni politiche (attentati, presidenti degli Stati Uniti di colore, torture ai terroristi Guantánamo-style), e il suo protagonista Kiefer anche in futuro difficilmente riuscirà a non essere identificato con quel telefilm. C’è poco da fare. Un sacco di attori provano a sfuggire al loro destino, ma non ci riescono. Di recente ci ha provato anche Sarah Michelle Gellar. Peccato che con l’atroce Ringer non abbia certo fatto dimenticare la mitica Buffy. Semmai ha solo accresciuto la sua memoria: se prima ricordavamo l’Ammazzavampiri con una lacrimuccia nostalgica, dopo aver visto Ringer la piangiamo a dirotto disperati. A Kiefer Sutherland le cose con Touch, diciamolo subito, vanno un po’ meglio che con Ringer. Però non così bene da lasciare intendere che con questa serie possa lasciare un vero segno come con 24. No no no. Anche perché il suo personaggio finora non ha regalato grandi motivi di esaltazione e sembra solo una copia sbiadita proprio di Jack Bauer, sempre in corsa contro il tempo per qualche motivo, ma senza essere kick-ass come lui.

"Mio figlio non vuole essere toccato da nessuno,
però se lo "tocchi" tu, abbella de mamma, mi sa che non fa tante storie..."

La sua è la classica storiona strappalacrime post-11 settembre: la moglie è morta vittima degli attentati e lui non ha potuto farci niente. Oh, non è Jack Bauer. Non qui. Non ha potuta salvarla. A parte che, se andiamo proprio a vedere, pure la moglie di Jack Bauer moriva… Comunque, data la situazione della moglie morta, si ritrova da solo a crescere un figlio. Un figlio “speciale”, un ragazzino autistico che odia essere “touchato”, che non ha MAI parlato in vita sua e che comunica solo attraverso i numeri. Questo bambino (il solito bambino mediamente odioso presente nei film e/o nelle serie tv) vede la realtà in modo diverso da noi, poveri comuni mortali. Come il codice di Matrix (il film, non il programma d’informazione (?) con Alessio Vinci): se a un occhio normale possono apparire soltanto elenchi di cifre senza senso, lui invece ci vede altro, vede delle connessioni tra le persone. Persone che vivono in posti anche parecchio distanti del mondo e sono interrelazionate in qualche modo tra di loro. E lui lo vede, lo capisce… Chi cazzo è? Il figlio di Jack Bauer o il figlio di Dio?

"Eh, certo che 24 aveva ritmi un pochino più adrenalinici..."

Passiamo alla seconda persona collegata al filo rosso: Francis Lawrence. Anello debole dei tre, Francis Lawrence è uno dei produttori della serie nonché regista dell’episodio pilota. Lawrence ha firmato pellicole che io certo non ho amato molto come Constantine, Come l’acqua per gli elefanti e soprattutto il pessimo Io sono leggenda con un poco leggendario Will Smith. Il suo stile iper-patinato e videogammaro non mi piace e il suo personal “touch” lo infila un filino pure dentro a questa serie. Molto Fox (il network che lo trasmette sia negli Usa che in Italia) come stile e quindi un po’ troppo commerciale e didascalica per i miei gusti. Capisco che considerata la natura complessa della tematica si debbano spiegare tutti i passaggi, però così è un po’ troppo. Con eccessive spiegazioni, si finisce per perdere il fascino delle connessioni.
Chiudiamo con la terza persona collegata al filo rosso: Tim Kring. Tim Kring è l’autore di Crossing Jordan e soprattutto di Heroes, una serie pure questa parecchio importante per il panorama televisivo degli ultimi anni, capace di raccontare i supereroi attraverso uno spiccato punto di vista umano. La serie presentava alcuni personaggi fenomenali: l’esilarante ed eroico Hiro Nakamura, l’indistruttibile cheerleader gnocca Claire Bennet, il perfido cattivone Sylar, tanto per citarne alcuni. Nonostante dopo un’ottima prima stagione si sia rapidamente persa per strada, il merito principale della serie era quello di riuscire a creare un mondo, un immaginario intero. Fumettoso ma anche piuttosto realistico.

"Almeida torno al CTU, mi son rotto di 'ste stronzate new-age!"

Riuscirà a farcela anche questo Touch? Riuscirà a crearsi un immaginario tutto suo? Dopo le prime puntate, sembra mettere sul fuoco tanti personaggi, tante storie, tante vicende più o meno intrecciate tra loro che fanno molto social network, in una maniera che ricorda parecchio il film Babel (come detto in apertura di post), così come Molto forte, incredibilmente vicino (prossimamente recensito), ma direi che un vero e proprio immaginario a cuocere sulla brace non lo mette. Comunque c’è tempo, la serie sta facendo ascolti dignitosi negli Usa e quindi almeno una prima stagione completa dovrebbero realizzarla. Vedendo il quadro finale, speriamo che i tasselli trovino una loro collocazione e un loro senso. Ad esempio le due harajuku girls sono dei personaggi inseriti così alla cazzo per fare simpatia, oppure riveleranno una loro reale importanza all’interno del grande disegno (se ce n’è uno) di questa serie, comunque vada davvero troppo new-age per i miei gusti? Per il momento non possiamo che fare come Kiefer Sutherland. Leggiamo i numeri, ma non riusciamo a vedere le connessioni. Arrivati alla fine, otterremo lo sguardo del suo figlio autistico e vedremo ciò che vede lui? (voto 6-/10)

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