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Tourist Trophy. Muori o vivi davvero. Mario Donnini

Da Motociclistidatavola

Il libro dovrebbe tenere lontano già col titolo chi non ha una forte passione per le moto. La parola “muori” è di quelle che, se legate ad una passione, fanno scuotere la testa. Bene, se pensate che chi va' in moto sia un “sgraziè”, se non capite come ci si possa divertire rischiando la vita per hobby, se pensate che chi corre in moto sia un cerebroleso non avvicinatevi a questo libro. Se però avete vera passione per la moto, quella passione che vi fa passare oltre alle tragedie e ai rischi, allora il libro di Donnini è un capolavoro. Intanto si vede che è scritto da uno che ama la moto, capitoli brevi, ogni capitolo una storia indipendente. Insomma, la giusta dimensione per chi, dopo che ha letto un paio di capitoli, ha bisogno di correre in garage e di stare con la sua moto. Il libro è un estratto puro di passione. Il TT è probabilmente una delle due corse più assurde che ci sono al mondo, al pari della Dakar. La gente ci corre e ci muore, ogni anno. Chi corre il TT gira per 60,7 chilometri a medie ben oltre i 200 km/h, su un circuito che è un giro dell'isola, oggettivamente sono oltre la ragione. Pensate a 17/18 minuti in cui viaggiate fra strade e paesi a 200km/h. Se state pensando che non capite questa gente, lasciate stare, il libro vi farà solo rabbia. Io non correrei mai il TT e non farei mai la Dakar però ne subisco il fascino e ammiro i piloti che ci corrono. Ecco allora che ho adorato il libro di Donnini. L'autore da quasi vent'anni passa un paio di settimane sull'Isola di Mann in occasione della gara. Conosce persone, storie, leggende e conosce il circuito. Il libro alterna racconti di grandi piloti e racconti di grandi vicende a racconti di incontri casuali, sull'isola, con personaggi mitici. E non mi riferisco ai soliti noti. Prendete ad esempio la storia di Mark Gardiner, è al limite della commozione. Se mentre dite alla gente “chi fa certe cose in moto è un matto” state anche pensando “e ha due maroni incredibili” allora leggete il libro, vi porterà all'inferno, senza che ve ne rendiate conto. Arriverete ad adorare dei folli che sembrano non rispettare la propria vita, sentirete di nuovo la vocina diabolica che sentivate quando eravate adolescenti e facevate cazzate per farvi vedere dagli amici o dalle ragazze, quel piccolo voi disgraziato che crescendo è diventato una brava persona (ok, essendo motociclisti un po' di quel piccolo animale adrenalinico è rimasto). Però il libro e le loro vicende vi cattureranno come solo la passione allo stato pure può fare. Da aggiungere, per dovere di cronaca, il libro è scritto bene e, fra una storia, un racconto ed una leggenda, è anche pieno di informazioni importanti. Alla fine non vi rimarranno dubbi sul TT, chiuderete l'ultima pagina con il rammarico di chi sa che da adesso in avanti dovrà tornare a dire “quelli sono matti che mettono a rischio la loro vita” tenendo segreto il finale “però vivono davvero”. Ultimo consiglio, se leggendo questo commento pensate: questo è un invasato, chissà come corre in moto, lasciate perdere Donnini e il TT. Se pensate di riuscire a sospendere ogni giudizio per 280 pagine allora vi piacerà un sacco e andrete molto vicino a capire il senso di correre una corsa così.

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