Entriamo. Dagli scaffali stile Ikea trabocca una quantità di libri. Ce ne sono tantissimi anche accatastati in terra, dalle copertine multicolori, molti aperti, pieni d’illustrazioni e fotografie. Bisogna stare attenti a non camminarci sopra. Chiedo a Eco se sta lavorando a qualche nuovo progetto dopo Il nome della rosa. << No, no >>, fa lui distrattamente mentre sfoglia un gigantesco volume medioevale poggiato su uno scrittoio. Eh no, infatti: prima che pubblichi Il pendolo di Foucault passeranno otto anni. Otto anni? Ma allora, allora siamo nel 1980… e io sono solo un ragazzino. Quarto ginnasio, se i conti sono giusti, sì.
Mentre sono immerso in queste considerazioni, si avvicina Emanuela che mi afferra la mano e sovrappone il braccio disteso sul mio. Il contatto con la pelle nuda è eccitante. Ci aggiriamo per la libreria-biblioteca discorrendo di letteratura: ha una voce da contralto e dice cose interessantissime. A dire il vero mi piace di più Lucia (perché?), la quale invece cammina discosta e interviene raramente; Emanuela mi ha però letteralmente catturato e non ha alcuna intenzione di lasciarmi.
Dopo un po’ usciamo all’aperto. Mi guardo intorno. Chiedo a Eco dove si trovi Lucia. << Credo sia tornata ad Alessandria >>, dice. << Alessandria? Ah… Proprio ieri sono stato male e non ho potuto andarci >>. << Alessandria in Piemonte >>, precisa lui con tono didascalico e vagamente scocciato, << non la città egiziana >>. Mi do una gran manata sulla fronte: ho ricostruito la catena di associazioni. Alessandria in Egitto – Alessandria in Piemonte – Umberto Eco – papà di Lucia (che ha la sua stessa età) e infine Lucia. Tout se tient. Resta apparentemente fuori dalla sequenza Emanuela, la quale però assomiglia moltissimo a una compagna di classe del liceo e ciò spiega il 1980.
Probabilmente sto ostentando un’aria parecchio soddisfatta, perché Eco mi fissa con la faccia da stregatto: << Non potresti sognare le donnine nude come fan tutti? >>.
(# 2 Dream. Marsa Matruh, 27 luglio 2011)