A F.D., a G.P. e molti altri
Non ho più l'età per mondi totalmente nuovi. Ormai ho spianato la strada per il mio futuro, posso varcare qualche soglia (e sta' pur certo che lo farò, e lo farò parecchio spesso), ma poi io seguo sempre i miei sentieri. Ha ragione chi dice che, da giovani, o da giovanissimi, si deve esplorare il più possibile il mondo, poi ambisci a tornare.
Com'è, come non è, torno all'origine, a quando ho cominciato a sfrondare la letteratura e a riconoscere i miei percorsi. Ho, tra le mani, Il cardillo addolorato di Anna Maria Ortese, di cui ricordavo qualche titolo e molte lodi di persone fidate. Mi ha attirato questo titolo, l'ho scelto d'istinto e me lo godo, pagina dopo pagina.
E poi ripenso. Ripenso al fatto che fu Massimo Bontempelli, lui in persona, per nome e per cognome (ma questa nota del nome e del cognome la capiranno davvero in pochi), a promuovere la Ortese e i suoi Angelici dolori, e io allora - quando facevo la tesi - ero pure curioso, ma poi la mia ricerca prese altre rotte e la mia curiosità fu sedotta da altro.
E Bontempelli, che non è il mio amatissimo Savinio, Bontempelli con le sue ristrettezze, con i suoi cortocircuiti, con la prospettiva non sempre illuminata, ma senz'altro invasata di letteratura e d'arte, rimane sempre un punto di partenza - o d'arrivo. Ma questo ho tempo per scoprirlo e non ho alcuna premura. Ho tempo di adagiarmi tra le piume del cardillo (che io, poi, penso sempre innamorato, chissà perché).