
Il modello di riferimento è quello di "Ocean Eleven", ripreso nell'apparente improvvisazione di un meccanismo, fuori e dentro al film, perfettamente oliato, ma anche in uno sviluppo che non perde mai di vista il ritmo, scandito non solo dall'obiettivo del regista sempre aperto ad evitare situazioni claustrofobiche con aperture che evidenziano lo spazio della scena e la coralità dell'azione, ma anche da una sceneggiatura capace di alternare i toni - dalle spacconerie di Eddy Murphy all'esistenzialismo della poliziotta disillusa interpretata da Tèa Leoni, passando per la canagliesca arroganza di Alan Alda nel ruolo del cattivo - senza perdere di vista il divertimento e la dialettica.
In secondo ordine ed alla maniera de "I soliti ignoti", il fatto di giocare sull'immaginario dello spettatore, avvicinato dal fatto di rivedersi tale e quale sullo schermo, con le inadeguatezze della propria vita riprodotte in un proposito, quello a cui l'impresa è finalizzata, sproporzionato alle proprie forze. Non mancano neanche i riferimenti all'attualità, con la presenza di speculazioni finanziarie fraudolente e datori di lavori pronti a licenziare su due piedi. Ma la drammaticità che ne deriva è solo un pretesto per giustificare a priori l'operato della stravagante sodalizio.
Finalizzato da un cast all star capaci di rinunciare ai propri vezzi attoriali, "Tower heist" non mancherà di divertire persone di ogni età per la sua voglia di rivincita nei confronti del mondo.