"Tra amici."

Da Astronautaperduto
Un'ora dopo la partenza mi risveglio tutto stordito e dopo qualche secondo riprendo conoscenza e mi rendo conto d'essere nel sedile posteriore dell'auto tutta scassata di Lorenzo.
Sono sommerso da canne, retini, secchi, stivali, giubbotti e lampadine. Mi volto e alla mia destra vedo un tacito mare in lontananza, allora realizzo... sto andando a pescare con Lorenzo e Gabriele!
Dopo una settimana di duro lavoro ci voleva proprio una serata rilassante tra amici per liberare la mente, riordinare i pensieri e lasciare che il mare tolga dall'anima pesantezza proprio come solo lui sa fare.
Arriviamo al porto che sono quasi le cinque, il mare è liscio come l'olio e le acque sono chiare, il vento è assente e le condizioni sembrano ottime per pescare.
Ci sistemiamo sugli scogli, davanti a noi una barca solca il mare e pare darci il suo speciale benvenuto.
Lorenzo ha provveduto a tutto, attrezzatura da pesca e cena. É lui il nostro mentore, il nostro maestro, l'esperto con la profonda passione per la pesca. Gabriele ed io, infatti, ci stiamo affacciando solo adesso a quel fantastico mondo che è la pesca.
C'è un fondale di circa sette metri, mentre prepariamo la lenza ci mangiamo un panino e ci beviamo un po' di Lambrusco per riscaldarci.
Disponiamo le nostre canne a ventaglio, sono canne morbide e con la vetta bianca per notarne la flessione nel buio, la nostra è una pesca semplice: a fondo.
Usiamo un piombo di 60gr e con l'ago apposito inneschiamo un Bibi ciascuno.
Alle cinque e trenta siamo tutti in pesca.
Nel cielo sole e luna sono sospesi immobili, il sole lentamente tramonta alle nostre spalle e lascia il posto alla notte la quale ci sorprenderà arroccati su quegli scogli ad attendere l'incocciata di un bel pesce. Confesso a Lorenzo di portare male e di aver pescato si e no tre pesci in tutta la mia vita, ma egli mi rassicura dicendomi che la serata è perfetta.
Dopo pochi minuti, infatti, Gabriele fa un fischio ed apre dunque le danze con un bel parago.
Passano poi ore di silenzio, le onde s'infrangono sugli scogli e noi ci rilassiamo fumando qualche sigaretta e bevendo Lambrusco.
Il mare s'è ingrossato, è cambiata la marea.
Alle otto, nel nostro secchio, c'è solo il parago pescato da Gabriele.
-Te l'avevo detto che portavo male,- dico sorridendo a Lorenzo.
Non faccio in tempo a finire la frase ed il mio mulinello canta beato, mi alzo di scatto e subito dopo aver preso in mano la canna mi rendo conto che il pesce non è piccolo.
Dopo qualche minuto l' animale è nel retino, è un'ombrina di 700gr.
La slamo e mi rimetto nuovamente in pesca.
Mi siedo ed accendo una sigaretta, dico a Lorenzo che ora tocca a lui.
Improvvisamente si alza un coro, è la musica che volevamo sentire: abbiamo tutti e tre un pesce in canna!!
Il momento è delicato, Lorenzo è il primo che porta il pesce a sé ed io gli passo il retino inciampando, poi a Gabriele cade la lampadina in acqua cercando di avvicinarsi a noi.
Io sono eccitato e mi metto a ridere, anche gli altri lo faranno.
Sarà stata colpa del Lambrusco? No, è l'adrenalina che rende tremendamente euforici.
Alle nove e qualche minuto abbiamo cinque pesci in saccoccia, gli ultimi tre sono una mormora, un'orata e un'altra ombrina.
La notte ci ha avvolto completamente, siamo tre amici contenti che osservano i carri nel cielo.
Gabriele ci regala un altro strike: è un'orata di 500gr.
Sono ormai le dieci e decidiamo di preparaci per tornare a casa, una barchetta pesca totani proprio a pochi metri da noi e la si vede dondolare con quelle sue luci ai lati.
Ma poi ecco un'altra cattura, è Lorenzo l'artefice, sorride e fischietta mentre tira a sé un'altra orata.
Alle una di notte siamo all'autogrill a mangiarci un panino e siamo contenti.
Rimontiamo in macchina e Gabriele si addormenta, russa appagato, dico a Lorenzo che la pesca mi piace, e lui mi risponde che lunedì prossimo ci riporterà con sé a passare un'altra bella serata tra amici.

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