Tra Apartheid vecchi e nuovi

Creato il 17 marzo 2016 da Salvatore Rocca @Saelvig

Il 17 marzo 1992 si svolgeva in Sudafrica il referendum per abolire il muro dell' Apartheid, il sistema segregazione razziale adottato dal governo "bianco" nei confronti della gente di colore. I risultati delle urne videro trionfare il " " con il 68,73% dei voti favorevoli. A votare furono soltanto i cittadini di carnagione bianca.

A 24 anni di distanza da quella straordinaria conquista è ancora necessario parlare di Apartheid nella società odierna? Sì. Le differenze sociali e razziali sono ancora marcatamente segnate nella quotidianità di tutti i giorni, malgrado ogni uomo goda degli stessi diritti. Oggi esistono nuove forme di Apartheid, che non discriminano esclusivamente la pelle nera da quella bianca.

I nuovi Apartheid guardano adesso alla condizione economica, alla religione, alla provenienza, alle ragioni di una fuga dalla propria terra d'origine e, addirittura, alla sessualità. I nuovi Apartheid si costruiscono con fili spinati non solo in Sudafrica, ma anche al confine tra Macedonia e Grecia, alla frontiera di Calais e lungo il confine delle acque territoriali. I nuovi Apartheid sezionano i migranti in "buoni" e "cattivi, ovvero in rifugiati e migranti economici.

Oggi la discriminazione è quanto mai ideologica e, contiguamente con l'istituzione di leggi xenofobe (basti guardare in Danimarca dove il migrante è soggetto alla confisca di tutti i beni), essa vige a tutti gli effetti e viene "applicata" quasi come una condizione necessaria per "regolare" la nostra comunità. Una visione infamante che pregiudica l'uomo e che conferma la visione ciclica della storia che si ripete inesorabilmente e dalla quale l'umanità sembra non voler imparare mai.

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