L’itinerario che vi suggeriamo si snoda nella passeggiata di un pomeriggio; non vogliamo svelarvi subito i passaggi che faremo, vi porteremo per mano lungo il percorso espositivo e vi permetteremo di sorprendervi attraverso il pensiero compositivo dell’architetto.
Il castello nasce come struttura difensiva nel medioevo e si evolve come architettura militare nelle epoche successive. Nel 1920, assume la funzione di luogo per la conservazione di collezioni d’arte. In quel periodo il castello subisce profonde trasformazioni finalizzate a ricreare un atmosfera di tempi passati attraverso superfetazioni “in stile”. L’intervento di Scarpa con inizio nel 1958, si colloca come una nuova sistemazione, allo scopo di dare risalto al patrimonio artistico e strico contenuto nel museo. L’intervento si inserì privilegiando l’autenticità dell’architettura, eliminando progressivamente tutto quanto potesse risultare falso e giustapposto. Nonostante la ricerca di autenticità storica, l’intervento Scarpiano spicca ed è universalmente riconosciuto per la sua forte riconducibilità alla “maniera” dell’architetto.
Il vero biglietto da vista dell’intervento è la galleria delle sculture posta al piano terra del museo. Essa risalta per la particolare sistemazione delle aperture, degli allestimenti e dei sostegni. Questa porzione di edificio culmina nel cortile ove è accolta la statua di Cangrande I della Scala.
Il nostro percorso però, ci porta nella reggia, attraversando la torre del Mastio, salendo ai piani superiori. Questa parte di intervento, meno nota all’immaginario collettivo, è quasi la più emblematica, infatti fu la prima ad essere oggetto degli studi di Scarpa. La reggia, negli anni ’20, fu la porzione di edificio su cui si intervenne di più nel tentativo di recuperare l’immagine di ambienti di epoche passate. Da parte di Scarpa quindi fu necessaria una particolare cura e attenzione nel cercare di riportare alla luce l’autenticità dell’edificio. È in questa parte di edificio, al secondo livello della Reggia, che si concentra la nostra attenzione, dove l’esposizione narra del rinascimento a Verona.
Attraversato il Salone, nascosta dalla pala di Ancona Miniscalchi di Liberale Da Verona, posizionata come dietro una quinta teatrale, troviamo la saletta del Mantegna. Qui Scarpa gioca con un colpo da maestro e ci mette di fronte a un percorso compositivo che esce dalle mura del castello-museo, portandoci sia simbolicamente che visivamente in un altro punto della città.
La saletta è allestita in maniera strategica e ci suggerisce subito dove puntare lo sguardo. Se ci posizioniamo in corrispondenza dell’ingresso, ci accorgiamo subito che si apre davanti a noi un varco, posto fra due dipinti collocati su cavalletti; questo cono ottico termina in una finestra. Affacciandoci a questa apertura possiamo scorgere un panorama che dal punto di vista storico, narrativo e museale si integra perfettamente con gli argomenti portati avanti in questa sala. Da questa apertura infatti possiamo scorgere in lontananza la basilica di San Zeno.
Scarpa vuole collegare visivamente Castelvecchio con la Basilica. Entrambi gli edifici ospitano un’opera di Mantegna: all’interno della saletta di Castelvecchio è accolta La Sacra Famiglia con una Santa, mentre nella Basilica la Pala di San Zeno. Le opere, congiunte virtualmente da Scarpa, sono due dipinti agli estremi della carriera dell’artista: la pala fa parte dei primi lavori giovanili, mentre il dipinto è una delle opere più tarde.
Quella di san Zeno è definita dagli studiosi come la prima pala pienamente Rinascimentale realizzata in Italia Settentrionale, e sancisce in maniera emblematica l’inizio del Rinascimento a Verona.
E’ quindi significativo il racconto fatto da Scarpa: all'interno di un percorso sul Rinascimento Veronese è importante sottolineare da dove questo ha origine ed inizio. A Castelvecchio, attorno a questa finestra parlante e alla Sacra Famiglia con Santa, si articolano una serie di opere satelliti che rendono omaggio a Mantegna come precursore, ma mostrano come il Rinascimento stesso, ha sviluppato a Verona una propria identità intensa e affascinante.
Un ulteriore approfondimento sulle opere contenute nella saletta del Mantegna, qui.
Usciamo quindi da Castelvecchio e dirigiamoci Verso San Zeno lungo le Regaste per ammirare dal vivo l’opera che Scarpa, attraverso il suo allestimento, ha solo evocato. La passeggiata che vi proponiamo per raggiungere la Basilica di San Zeno, ci permette di essere accompagnati dall'immagine del Castello per la maggior parte del percorso.
La pala di San Zeno per il coro della chiesa di San Zeno a Verona venne commissionata da Gregorio Correr, abate della chiesa, nel 1456 e realizzata tra il 1457 e 1459 a Padova. E’ una delle opere più importanti fra quelle conservate nella chiesa, ed è infatti collocata in corrispondenza dell’altare maggiore.
Per quanto nel racconto sia un opera medievale, la sua costruzione è profondamente rinascimentale e moderna: al centro è la Madonna in trono, intorno alla quale sono raccolti a sinistra i santi Pietro, Paolo, Giovanni evangelista e Zeno e a destra Benedetto, Lorenzo, Gregorio nazianzeno, probabile intenso ritratto del committente, e Giovanni Battista. Le predelle sono copie ottocentesche, le originali si trovano ora a Tours e a Parigi.
COSA ABBIAMO SEGNATO SULLA MOLISKINE
- Abbiamo scoperto che da ottobre fino a maggio, le prime domeniche del mese, il biglietto di ingresso a Castelvecchio costa 1,00€. Per tutti, senza distinzioni.
- A Castelvecchio, come avrete potuto notare dal nostro reportage, si possono fare tutte le fotografie di cui si può aver voglia. Senza Flash.
- L’allestimento prevede un percorso tattile per non vedenti o ipovedenti
Museo di Castelvecchio - https://serviziinternet.comune.verona.it/Castelvecchio/cvsito/ - castelvecchio@comune.verona.it
Basilica di San Zeno Maggiore - http://www.basilicasanzeno.it - info@chieseverona.it
PROSSIME MOSTRE:
Giorgio Vigna. Stati Naturali, Percorsi ritrovati in forme primarie – Da venerdì 11 ottobre 2013 a lunedì 6 gennaio 2014. All’interno della manifestazione ARTVERONA.