Che la BBC fosse brava con le serie in costume a sfondo storico, i period drama, l’avevamo già capito. Downton Abbey è una serie di livello ormai internazionale, adorata incondizionatamente dai fan, e solo l’anno passato ci avevano deliziato con The Paradise, adattamento di un romanzo di Zola sconosciuto ai più e tornato subito in voga (“Il paradiso per signore” n.d.r.). A settembre è partito Peaky Blinders, una serie che al momento consta solo di una stagione di sei soli episodi, ma il cui successo ha permesso di conferma il rinnovo per una seconda. Impossibile dunque perdersela e impossibile resistere al fascino dell’Inghilterra degli inizi del XX secolo.
Peaky Blinders è una gangster story ambientata nella Birmingham degli anni ‘20. Il titolo fa riferimento al nome di uno nota banda criminale costituita perlopiù dalla famiglia Shelby la cui caratteristica è quella di portare delle lamette nel risvolto del cappello, ovvero una coppola che all’epoca veniva chiamata, appunto, “peaky”, per accecare gli avversari. Gli Shelby sono la classica famiglia gangster da film: generazioni di criminali dediti a molteplici azioni illegali, detengono il controllo delle scommesse illegali in tutta Birmingham e non solo, sono temuti da tutti e vengono rispettati con timore reverenziale. Alla loro guida vi è l’ambizioso Tommy, reduce della Grande Guerra, per il cui valore è stato anche insignito di una medaglia, che tornato in patria decide di “fare carriera” nel mondo delle scommesse sulle corse dei cavalli e di diventare un “rispettabile” uomo d’affari. I suoi piani vengono, però, stravolti, dall’arrivo da Belfast dell’ispettore Campbell intenzionato a mettere loro i bastoni tra le ruote fin da subito e dalla comparsa di Grace Burness, una donna dal passato misterioso.
E non dimentichiamoci la Storia. Quella con la S maiuscola. Peaky Blinders è un period drama e come tale ha un ambientazione storica di grande interesse. Siamo alla fine della prima guerra mondiale e l’Inghilterra sta ancora riprendendosi da quella che è stata una prova enorme a livello mondiale. La povertà dilaga, mentre chi è stato al fronte cerca invano di ritornare alla vita di prima, frustrato dalla constatazione che niente potrà più essere come prima e che gli incubi non cesseranno di ricomparire né i ricordi potranno essere cancellati in un attimo. Tommy e Arthur e i loro fratelli sono tornati dal fronte cambiati, Zia Pol e il resto della loro famiglia non li riconoscono più e non potrebbe essere altrimenti, ma questo particolare contribuisce a dare spessore ai loro personaggi, rendendoli testimoni di qualcosa che è stato. Il Tommy che apprezziamo qui non sarebbe lo stesso senza la sua esperienza al fronte in Francia. Ma quelli sono anche gli anni della rivoluzione di ottobre e dell’eco che quest’ultima produsse: comunisti e socialisti si diffusero anche nelle nelle terre di Sua Maestà e la vita del bolscevico Freddie si intreccerà con quelle degli Shelby, con il risultato di fornire allo spettatore un ritratto dell’epoca quanto mai accurato.
Regia e fotografia sono magistrali, di grande impatto e pathos, la ricostruzione di Birmingham è dettagliata e ben studiata, i piani sequenza sono emozionanti e primi piani ricchi di suggestione. Nota di merito alla straordinaria scelta di accompagnare la storia dei Peaky Blinders con un colonna sonora tutt’altro che d’epoca: Nick Cave e White Stripes spalmati tra sigla e titoli di coda. Una scelta che, se da un lato rinvigorisce e rende attuale ciò che si racconta, oltre che a entusiasmare gli animi anche degli spettatori più coriacei e meno suscettibili, dall’altro si rivela essere perfetta sia per il periodo che per l’ambientazione e le vicende narrate, al punto da apparire autentica. Come se ormai non fosse più possibile immaginare Tommy affrontare uno scontro a fuoco senza un sottofondo del genere. In definitiva, tutto calza a pennello e la cosa ci piace tanto.
Ve la consiglio? Evidentemente si. Una serie di ottima fattura, con ottimi attori, ottimi sceneggiatori, una colonna sonora che spacca e tanta britishtude che ormai sembra non bastarci più. Spasimo per la seconda stagione e nell’attesa mi riguardo il finalone (questo non ve lo racconto) e mi sparo un po’ di Nick Cave.
Voi, intanto, non perdetevelo!
(Problemi? Nessuno, anzi ora sto meglio!)