Tra il dire e il fare c'e' di mezzo lo statale

Creato il 16 giugno 2014 da Bernardrieux @pierrebarilli1

La buona notizia è che Renzi vorrebbe fare qualcosa di liberale. La cattiva notizia è che Renzi non è Reagan e non riesce a fare qualcosa di liberale. Il premier ha presentato in questi giorni come un trionfo il proposito di creare 15mila posti di lavoro nel pubblico, affidando al ministro Madia il compito di reclutare le nuove generazioni dei dipendenti statali. Evviva, si è detto, una nuova infornata di lavoratori nella Pa, un’altra operazione-consenso per creare posti fissi e soprattutto raccattare qualche voto in più. Ma è davvero un successo?
L’apparato statale italiano è una macchina-pachiderma che si muove troppo piano perché troppo pesante. È composta da una pletora di uffici e sedi distaccate e nutrita da una marea di dipendenti con contratto a tempo indeterminato: ben 3 milioni e 300mila, secondo le ultime stime. Considerando che gli italiani che lavorano oggi sono circa 22 milioni, uno su sette lavora nello Stato. In Germania sono di più, è vero (quasi 4 milioni e mezzo). Ma lì anche la popolazione è più numerosa, e quindi in proporzione gli statali sono maggiori da noi. E poi noi li paghiamo molto di più: i tedeschi spendono per i dipendenti pubblici 23 miliardi di euro in meno dell’Italia. Il problema del sistema pubblico, dunque, non è quello di essere ringiovanito e reso più efficiente, grazie all’assunzione di massa dei nativi digitali, come ha detto la Madia. Ma sarebbe quello di essere snellito, tagliato, ridotto nei numeri e negli sprechi. La rottamazione, intesa come riciclo generazionale, non basta. A volte ci vuole un passo in più: bisogna sbarazzarsi del superfluo, anche senza sostituirlo.Dovremmo aspettarci questo da un uomo, come Renzi, che predica la lotta senza quartiere alla burocrazia, alle sue lungaggini e ai suoi inghippi. Dovremmo aspettarci questo da un uomo che si è costruito, sin dalla sua discesa in campo, un profilo da leader liberal, un’anomalia all’interno dellasinistra corporativista e conservatrice. E invece, come spesso accade al buon predicatore, le promesse non coincidono i fatti. Renzi parla da attaccante liberale e agisce da difensore dell’apparato. Finendo per farsi un autogol.http://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane