L’apparato statale italiano è una macchina-pachiderma che si muove troppo piano perché troppo pesante. È composta da una pletora di uffici e sedi distaccate e nutrita da una marea di dipendenti con contratto a tempo indeterminato: ben 3 milioni e 300mila, secondo le ultime stime. Considerando che gli italiani che lavorano oggi sono circa 22 milioni, uno su sette lavora nello Stato. In Germania sono di più, è vero (quasi 4 milioni e mezzo). Ma lì anche la popolazione è più numerosa, e quindi in proporzione gli statali sono maggiori da noi. E poi noi li paghiamo molto di più: i tedeschi spendono per i dipendenti pubblici 23 miliardi di euro in meno dell’Italia. Il problema del sistema pubblico, dunque, non è quello di essere ringiovanito e reso più efficiente, grazie all’assunzione di massa dei nativi digitali, come ha detto la Madia. Ma sarebbe quello di essere snellito, tagliato, ridotto nei numeri e negli sprechi. La rottamazione, intesa come riciclo generazionale, non basta. A volte ci vuole un passo in più: bisogna sbarazzarsi del superfluo, anche senza sostituirlo.Dovremmo aspettarci questo da un uomo, come Renzi, che predica la lotta senza quartiere alla burocrazia, alle sue lungaggini e ai suoi inghippi. Dovremmo aspettarci questo da un uomo che si è costruito, sin dalla sua discesa in campo, un profilo da leader liberal, un’anomalia all’interno dellasinistra corporativista e conservatrice. E invece, come spesso accade al buon predicatore, le promesse non coincidono i fatti. Renzi parla da attaccante liberale e agisce da difensore dell’apparato. Finendo per farsi un autogol.http://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane
Tra il dire e il fare c'e' di mezzo lo statale
Creato il 16 giugno 2014 da Bernardrieux @pierrebarilli1L’apparato statale italiano è una macchina-pachiderma che si muove troppo piano perché troppo pesante. È composta da una pletora di uffici e sedi distaccate e nutrita da una marea di dipendenti con contratto a tempo indeterminato: ben 3 milioni e 300mila, secondo le ultime stime. Considerando che gli italiani che lavorano oggi sono circa 22 milioni, uno su sette lavora nello Stato. In Germania sono di più, è vero (quasi 4 milioni e mezzo). Ma lì anche la popolazione è più numerosa, e quindi in proporzione gli statali sono maggiori da noi. E poi noi li paghiamo molto di più: i tedeschi spendono per i dipendenti pubblici 23 miliardi di euro in meno dell’Italia. Il problema del sistema pubblico, dunque, non è quello di essere ringiovanito e reso più efficiente, grazie all’assunzione di massa dei nativi digitali, come ha detto la Madia. Ma sarebbe quello di essere snellito, tagliato, ridotto nei numeri e negli sprechi. La rottamazione, intesa come riciclo generazionale, non basta. A volte ci vuole un passo in più: bisogna sbarazzarsi del superfluo, anche senza sostituirlo.Dovremmo aspettarci questo da un uomo, come Renzi, che predica la lotta senza quartiere alla burocrazia, alle sue lungaggini e ai suoi inghippi. Dovremmo aspettarci questo da un uomo che si è costruito, sin dalla sua discesa in campo, un profilo da leader liberal, un’anomalia all’interno dellasinistra corporativista e conservatrice. E invece, come spesso accade al buon predicatore, le promesse non coincidono i fatti. Renzi parla da attaccante liberale e agisce da difensore dell’apparato. Finendo per farsi un autogol.http://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane