Tra la UE e il Maghreb c’è di mezzo…la letteratura

Creato il 21 novembre 2013 da Chiarac @claire_com_

I lettori del blog si ricorderanno che quakche giorno fa avevo dato notizia che a Tunisi si era svolto il I Forum internazionale degli scrittori euro-maghrebini. Alla tre giorni di incontri, promossa dalla UE, aveva partecipato, in rappresentanza dell’Italia, la scrittrice e giornalista Ilaria Guidantoni*, che vive e scrive tra l’Italia e la Tunisia.

Le ho chiesto di rispondere ad alcune domande sull’evento e questo è quello che mi ha detto.

Partiamo dalla premessa: perché organizzare un incontro tra scrittori europei e maghrebini: qual è l’obiettivo che la UE intende raggiungere?

Il Mediterraneo sta riscoprendo una nuova centralità, purtroppo troppo spesso tragica, se pensiamo anche agli ultimi fatti di Lampedusa che hanno interessato l’Italia. Inoltre la complessità della ‘costruzione’ dell’Europa, tutt’altro che risolta, sembra richiedere un’integrazione e un dialogo con alcune regioni specifiche, così per i paesi dell’ex blocco socialista, come per il mondo mediterraneo che non può essere più considerato come diviso, tra Mediterraneo europeo e Maghreb. I paesi che si affacciano sulle sue sponde presentano alcune specificità che non possono essere trascurate e che se entrano in un sistema di complicità possono rappresentare un plus per entrambe le sponde.

Non è un caso che il Ministro degli Affari Esteri italiano, Emma Bonino, abbia dichiarato il 2014 l’Anno del Mediterraneo. Inoltre questo forum è stato legato al Pen internazionale, un forum libero creato a Londra nel 1921 – presente in 5 continenti, 102 paesi e 146 centri – per promuovere e difendere la libertà d’espressione, tornata di particolar attualità in seguito alle rivolte dei paesi arabi del sud. Infine la letteratura ha nel proprio Dna, lavorando con la lingua e con la traduzione, l’apertura al dialogo e alla diversità e può rappresentare uno strumento di sviluppo e pace duratura. In tal senso il mondo letterario ha una responsabilità civile non indifferente.

36 scrittori provenienti dall’Europa e dal Maghreb: cosa hanno in comune? E quali sono invece le differenze?

Tutti coloro che hanno partecipato al panel sono stati scelti per la promozione di una letteratura e di una scrittura legata al tema del dialogo tra culture e all’impegno civile oltre che per un’appartenenza plurale, sia in termini linguistici, sia culturali. E’ certamente il caso di Petros Markaris: nato ad Istanbul nel 1937, greco, drammaturgo del grande regista Angelopoulos oltre che romanziere, conoscitore di più lingue. Peter Engelmann, nato a Berlino, fondatore della casa editrice Passagen a Vienna, filosofo dedicato soprattutto alla filosofia francese di Jacques Deridda e al tema della differenza.

E ancora Mohamed Nedali, marocchino di cultura berbera, professore di francese, formatosi in Francia e fautore del dialogo tra la cultura europea, araba e berbera.

Io stessa vivo ormai tra due paesi e grazie alla Tunisia ho trovato la mia nuova identità di mediterranea, prima che di italiana ed europea, sostenitrice del dialogo e della complicità tra le tre grandi religioni monoteiste e tra il mondo greco-romano ed arabo che da sempre si sono scontrati, confrontati e intrecciati.

E’ nel percorrere e nello zigzagare sulle linee di confine che troviamo un’unità nella convinzione che la parola e la sua forza ci accumuni e in questo grande lago salato che disegna un microcosmo con alcune linee comuni che sono il gusto, la tradizione culinaria – i confini dell’olio d’oliva e della vite – la tradizione di una cultura classica anche se nutrita da due ceppi fondamentali (il greco e l’arabo) e una concezione della famiglia che al di là della pur grandi differenze tra paese e paese, resiste come un baluardo nel nostro mare.

Che ruolo ha la letteratura, e la cultura in generale, nel partenariato euro-maghrebino oggi?

L’ambasciatore europeo a Tunisi Laura Baeza, promotrice con la Commissione europea della manifestazione – insieme all’Associazione per la salvaguardia della Medina, la municipalità di Tunisi e il Ministero della Cultura – ha sottolineato la funzione centrale della cultura e la sua capacità di mediazione sociale nei conflitti e nello sviluppo, soprattutto per quest’area e per la sua vocazione.

In particolare il ruolo della letteratura è un invito al dialogo e uno degli aspetti sui quali si è lavorato concerne il tema della traduzione, tradimento inevitabile ma funzionale alla diffusione di culture minoritarie o difficilmente avvicinabili senza un’adeguata alfabetizzazione.

La dominanza dell’inglese e in seconda battuta del francese, possono essere paradossalmente utili a garantire una diffusione altrimenti elitaria e di nicchia a letterature ‘periferiche’ com’è il caso ad esempio della cultura mauritana, alla quale hanno dato voce nel Forum Bios Diallo e Mamadou Kane, di tradizione Peuls (il popolo e la lingua di appartenenza di Léopold Sédar Senghor, primo presidente della Repubblica del Senegal dopo l’Indipendenza).

Nello stesso tempo occorre non rischiare di appiattire in una forma di omologazione che sia spacciata per integrazione. Questo processo porta, al contrario, una matrice revanchiste con il pericolo di derive populiste che stanno attraversando l’Europa e creano arroccamenti, auto ghettizzazioni se non premesse di violenza. E’ proprio per questa ragione che il canale televisivo Arté ha deciso di proporre la nuova collezione di documentari, per approcciare in modo letterario i problema politico dell’appartenenza ad un paese e a una lingua.

E’ proprio l’Europa degli scrittori che ci svela un sguardo singolare e plurale contro la ‘purezza’ che è solo dei ‘selvaggi’.

Dar Lasram, nella medina di Tunisi, dove si è svolto il Forum

Che ruolo ha invece l’Italia nel dialogo tra l’Europa e i paesi del Maghreb?

Troppo banale rispondere essenziale, per la posizione geografica, la prossimità strategica e l’affinità culturale che, soprattutto nel caso tunisino, è storicamente più intima di quella francese. Se non ci fosse stato nel 1881 l’episodio dello schiaffo di Tunisi, la Tunisia sarebbe passata sotto la protezione dell’Italia e all’epoca c’erano nel paese più italiani che francesi. Non solo ma durante tutto l’Ottocento molti siciliani sono emigrati in Tunisia e ancora si potrebbe risalire nel corso dei secoli all’accoglienza degli ebrei livornese a Tunisi e Bizerte. Questo è solo un esempio per dire che l’Italia dovrebbe recuperare una profondità storica e un po’ di autocoscienza perché rischia di perdere un’identità e un’opportunità che potrebbe, oltre tutto, ‘rivendersi’ in Europa.

Ha senso parlare di “identità mediterranea”? O esiste una pluralità di identità, esperienze, contesti nell’ambito della mediterraneità?

A mio parere esiste un’identità mediterranea, come ho accennato prima, che vale la pena di valorizzare e riscoprire anche se non si tratta di una regione omogenea. Sulle affinità mi sono in parte espressa, sulle differenze il discorso è infinito perché più si conoscono i paesi più ci si accorge delle sfumature. Per citare la Tunisia, esiste una grande differenza tra nord e sud; grandi città (Tunisi, Sfax e Sousse) e piccoli centri; costa e interno agricolo. Non solo ma ci sono arabi, ebrei autoctoni, soprattutto della comunità di Jerba, amazigh; discendenti dei turchi ottomani; francesi, italiani e maltesi. Un paese come la Mauritania, praticamente sconosciuto in Italia e certamente non tra i più ricchi della scena internazionale presenta un crogiuolo di popolazioni: olof, peuls, bambarana, maure (berberi del sud), arabi e francesi.

Occorre tener presente che da lontano lo sguardo tende ad uniformare l’orizzonte confondendo l’azzurro del cielo con quello del mare.

Quali sono state le conclusioni di questa tre giorni di incontri?

Un primo incontro ha posto molte domande più che dare risposte e direi che il mio intervento di domenica 10 novembre in qualità di moderatore del panel “Patrimoine, culture et identité(s)” è andato proprio in questo senso. La conclusione più importante è la convinzione della necessità di continuare su questa strada. La partecipazione nutrita, i numerosi interventi hanno dimostrato la voglia del confronto e il bisogno di scambio, nonché la difficoltà del lavoro di traduzione non solo e non tanto in termini linguistici ma di parametri culturali e di un più ampio spazio di mediazione culturale.

I passi successivi quali saranno (conferenze, programmi UE, libri, ricerche)?

Il primo passo sarà la pubblicazione e diffusione, a cura della Commissione europea, degli atti del Forum con tutti gli interventi degli scrittori. In seconda battuta si spera in una seconda edizione ed in uno scambio che potrà esserci tra gli scrittori nella stessa promozione del Pen presso paesi nei quali ancora non c’è. Personalmente mi auguro di poter partecipare alla prossima edizione, nel dicembre 2014, di “Treversées Mauritanides – la 3a è in programma dal 9 al 19 dicembre prossimo a Nouakchott – che vedrà la partecipazione di scrittori, critici e artisti.

Inoltre l’impegno è a continuare il lavoro su questi temi, con una promozione del dialogo che sia funzionale allo sviluppo lavorando con l’Ambasciata italiana a Tunisi.

__________________________

* Ilaria Guidantoni: fiorentina, vive tra Roma, Milano e Tunisi. È giornalista, blogger e scrittrice. Laureata in Filosofia Teoretica all’Università Cattolica di Milano, ha conseguito il Corso di Perfezionamento in Bioetica al Policlinico Gemelli di Roma. Oggi lavora soprattutto sui temi della mediterraneità, integrazione e mediazione culturale, evoluzione del femminile e rivolte arabe come giornalista e conferenziere. Già consulente per le relazioni istituzionali per aziende, associazioni confindustriali e istituzioni nel settore delle infrastrutture e trasporti, è esperta di sicurezza stradale. Ha collaborato tra l’altro con il mensile “leStrade”, il settimanale “Edilizia e territorio” (Il Sole 24 Ore) e diretto il trimestrale “Sviluppo Impresa”. Ha diretto la Fondazione Pistoiese dello scultore Jorio Vivarelli. Collabora con il sito SaltinAria.it per le recensioni teatrali e di mostre d’arte.

Ha pubblicato: I giorni del gelsomino (P&I Edizioni, gennaio 2011) Tunisi, taxi di sola andata (NoReply, marzo 2012)e Chiacchiere, datteri e thé. Tunisi, viaggio in una società che cambia (Albeggi Edizioni, gennaio 2013); “Chéhérazade non abita qui” nel libro collettivo di racconti Chiamarlo amore non si può (Casa Editrice Mammeonline), di prossima uscita il 25 novembre 2013.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :