Molti sarebbero i modi in cui iniziare una recensione delle Cronache Veneziane di Enrico Casarosa, (non un semplice) diario di viaggio pubblicato da Rizzoli lo scorso agosto. Si potrebbe cominciare dicendo che Enrico è un artista italiano trasferitosi, o forse “fuggito”, all’estero a soli vent’anni per studiare animazione. Si potrebbe allora parlare di quanto il mercato italiano, dove tra l’altro il volume delle Cronache è stato pubblicato solo quattro anni dopo l’uscita americana, sia in grado di dare spazio ad artisti che, come lui, trovano riconoscimenti internazionali ancor prima di ottenerli a casa propria (Enrico ha infatti lavorato come storyboard artist presso i Blue Sky Studios e la Pixar,
Per non allargare però troppo lo sguardo, per non condurre un discorso che rischierebbe di andare al di là di questa singola recensione, si potrebbe anche iniziare a parlare delle Cronache prendendo come punto d’avvio la loro ambientazione: la città di Venezia. Della “Serenissima” molti hanno cantato e scritto, altrettanti ne hanno ritratto il volto, talvolta scegliendola come scenario dei propri fumetti: si pensi alla celebre Venezia Celeste di Moebius, dove gondole simili a navicelle spaziali restituiscono un’immagine al contempo barocca e futuristica di una città insolitamente vuota di turisti; oppure ci si ricordi dei Fantasmi a Venezia di Serra ed Esposito nello speciale di Nathan Never.
Le calli veneziane, i rii e i palazzi della città sono intrisi di storia anche per lo sguardo di un disegnatore ed è proprio per questo che essa si pone come sfondo ideale di quello che Casarosa rende da subito un viaggio non solamente fisico attraverso l’Oceano verso la laguna, ma anche intellettuale, lungo le forme e i modi dell’arte sequenziale da un lato e le vie intraprese nella propria vita, dall’altro.
Già quando si trova in aereo il disegnatore discute animatamente con le voci nella sua testa per decidere
I toni più solenni delle pagine dedicate ai ricordi dei racconti di Corto e quelli dell’uomo che dietro al suo volto si nascondeva, vengono poi alleggeriti dalle tavole successive, cariche di una comicità che ricorda, come sottolinea Luca Raffaelli nell’introduzione, i manga umoristici di Hisaichi Ishii e Miyazaki. Ripresa dei grandi classici con Pratt e dello stile giapponese dunque,
Si potrebbe in ultimo, per parlare delle Cronache, pensare a come Venezia si sia fissata nell’immaginario come cornice ideale per le narrazioni romantiche. Si arriverebbe allora a vedere nell’opera di Casarosa non il semplice racconto di un viaggio in Italia, ma di un tragitto esistenziale che lo ha portato prima a conoscere ed innamorarsi di Marit, per poi sbarcare nella laguna ed arrivare, infine, a raffigurare se stesso nell’atto di chiederle la mano.
Molti altri sarebbero forse gli aspetti da cui trarre spunto per leggere ed apprezzare questo volume.
Certo resta il fatto che l’autore sia stato in grado, con l’occhio di un italiano rivolto però ad un pubblico americano, di partire dall’idea di un semplice diario sentimentale e comico di una vacanza, per portarlo ad essere poi, tra flashback e -forward, un percorso a più dimensioni dove la vicenda esistenziale non è che uno dei tanti “luoghi” di partenza per un viaggio attraverso la storia, gli autori, le tecniche e i dubbi, ma anche l’amore stesso da cui, sempre, nasce l’arte sequenziale.
Abbiamo parlato di:
Cronache Veneziane
Enrico Casarosa
Rizzoli Lizard, agosto 2012
144 pagine, brossurato, colore – 16 €
ISBN: 17060707
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