di Lele Mastroleo
Il mare d'inverno di Gianfranco Budano(©)
…il mare da quaggiù non serve a bagnarsi
è solo racconto di sirene,
lama che graffia la pelle allo scoglio.
Il mare da quaggiù suona melodie antiche
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che sanno di sale,
che strappano una lacrima
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alla luna grigia di febbraio,
che fanno ritornare,
che interrompono il viaggio prima di partire
e nascondono la voce dentro la risacca.
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E’ quel sogno violento di bimbo
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che lega il carro con il cordoncino dei pochi anni
e stringe forte il destino nelle tenere mani
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affinché non gli sfugga quella piccola bottiglia
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in cui ha messo tutti i suoi messaggi,
nella quale ha mischiato
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il sonno triste della ragione con le speranze
e spinge il treno sui vagoni della Fortuna
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a rincorrere un cielo azzurro,
che non gli faccia mai più storcere il cuore.
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Il mare da quaggiù ha la faccia svelta delle donne,
delle api operaie che fuggono il tempo
della loro sapienza per spazzare l’aria
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dai malefici e dai dolori.
Sante vecchie madri per sempre.E’ in quegli sguardi immensi nei quali si rintana l’universo.
è in quelle sicure mani che si strappano le ultime fette
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di pane alla vita e fanno pranzo e fanno cena.
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… il mare da quaggiù non serve a bagnarsi.
E’ solo più limpido di qualsiasi rancore,
e ci basta, per adesso…
Lele Mastroleo (dicembre 2011)