Tra religiosita' cosmica e fede, partendo da albert einstein

Creato il 24 novembre 2010 da Alessandro @AleTrasforini
"[...]La più bella sensazione è il lato misterioso della vita. E' il sentimento profondo che si trova sempre nella culla dell'arte e della scienza pura. Chi non è più in grado di provare nè stupore nè sorpresa è per così dire morto; i suoi occhi sono spenti.
L'impressione del misterioso, sia pure misto a timore, ha suscitato, tra l'altro, la religione.
Sapere che esiste qualcosa di impenetrabile, conoscere le manifestazioni dell'intelletto più profondo e della bellezza più luminosa, che sono accessibili alla nostra ragione solo nelle forme più primitive, questa conoscenza e questo sentimento, ecco la vera devozione: in questo senso, e soltanto in questo senso, io sono fra gli uomini più profondamente religiosi.
Non posso immaginarmi un Dio che ricompensa e che punisce l'oggetto della sua creazione, un Dio che soprattutto esercita la sua volontà nello stesso modo con cui l'esercitiamo su noi stessi.
Non voglio e non possono figurarmi un individuo che sopravviva alla sua morte corporale: quante anime deboli, per paura e per egoismo ridicolo, si nutrono di simili idee!
Mi basta sentire il mistero dell'eternità della vita, avere la coscienza e l'intuizione di ciò che è, lottare attivamente per afferrare una particella, anche piccolissima, dell'intelligenza che si manifesta nella natura.
Difficilmente troverete uno spirito profondo nell'indagine scientifica senza una sua caratteristica religiosità. Ma questa religiosità si distingue da quella dell'uomo semplice: per quest'uomo Dio è un essere da cui spera protezione e di cui teme il castigo, un essere col quale corrono, in una certa misura, relazioni personali per quanto rispettose esse siano: è un sentimento elevato della stessa natura dei rapporti tra figlio e padre.[...]"
Fede e scienza si trovano e si ritrovano quindi, capaci di creare e costruire un rapporto che la religione stessa pone in diretta subordinazione.
Il lato misterioso della vita, la ricerca spasmodica di tutti quei tratti inspiegabili permeano di razionale anche quella religione che sembra spiegabile solamente tramite dogmi e verità rivelate.
Religione sa essere filosofia, laddove permane come condizione necessaria e sufficiente per credere il sapersi sorprendere e stupire continuamente.
La meraviglia viene spontanea, guardando alle infinite e differenti realtà del mondo.
Dalle parole di Einstein si scopre, inoltre, un'altra grandissima verità: uno spirito capace di andare a fondo nell'indagare il mondo con lente scientifica non potrà mai essere completamente svuotato di religiosità.
Ateismo e scienza si muovono, dunque, su binari solo apparentemente paralleli.
La realtà circostante, se percepita ed analizzata anche in una sua infinitesima parte, è così straordinaria da dover sorprendere per forza chi la ascolta con occhio critico.
La natura ha un'intelligenza superba, onnipotente ed onniscente capace di manifestarsi anche a chi vive nutrendosi di dogmi o giustificazioni assurde dinnanzi a tutto ciò che è poco spiegabile.
Al contempo, però, la straordinaria mente dello scienziato arriva a credere fermamente che religione e scienza possano coesistere solamente in intelligenze calibrate a sufficienza per sopportare un dualismo perenne, senza alcuna soluzione definitiva.
Sotto il peso di un'incertezza costante, allo scienziato è sufficiente la percezione del mistero della vita per spiegare l'insondabile. Accontentarsi di ammaestrare e conoscere quel pochissimo concesso all'essere umano è, forse, la sola via per non cadere in complicati e tortuosi labirinti finalizzati a far disperdere la consapevolezza che l'uomo ha della natura che lo circonda.
Religiosità cosmica, quale sola via per percepire la vera essenza della fede.
Procedendo a rigore di sperimentazione scientifica e relativistica, ovviamente.