Tra Stati Uniti e Russia scoppia la “guerra delle liste”

Creato il 13 aprile 2013 da Alessandroronga @alexronga

C’è di nuovo tensione tra Washington e Mosca, dopo che il Dipartimento di Stato americano ieri ha dato per la prima volta applicazione al Magnitsky Act, la legge entrata in vigore a fine 2012 che impone il divieto d’ingresso negli Usa a funzionari e finanzieri russi coinvolti in violazioni di diritti umani: da oggi diciotto cittadini russi non potranno più mettere piede negli Stati Uniti, anche se per adesso non dovrebbero essere attuate misure di congelamento dei loro asset economici. Tra di essi ci sarebbe anche il leader ceceno Razman Kadyrov, anche se la notizia non ha trovato conferma a Grozny. Nessuno invece farebbe parte dei gruppi politici e finanziari più vicini a Vladimir Putin, e questo lascerebbe pensare che la mossa abbia solo un valore simbolico, visto che Barack Obama non ha mai mostrato particolare entusiasmo nei confronti della misura, voluta soprattutto dai repubblicani.

Ma ciò non è bastato a fermare la ritorsione di Mosca: nella mattina di oggi sul sito del Ministero degli Esteri russo è comparsa una blacklist analoga a quella americana, contenente i nominativi di diciotto cittadini statunitensi coinvolti in altrettante vicende di violazione dei diritti umani, a cui sarà proibito entrare in Russia. “A differenza di quella americana, che è compilata in modo arbitrario, – si legge nella nota a margine – i nomi presenti in questa lista sono tutti riconducibili a soggetti implicati di tortura nella prigione di Guantanamo o coinvolti nel rapimento e nella scomparsa di cittadini russi residenti all’estero, o fonte di minaccia e rischio per le loro vite”.

Nel dettaglio, i nominativi della blacklist russa sarebbero quelli di  quattro militari di stanza nel controverso campo di prigionia cubano, mentre i restanti sono indicati come agenti speciali accusati di aver violato i diritti di cittadini russi all’estero. “Questa guerra di liste non l’abbiamo voluta noi – si legge sempre sul sito – ma non potevamo fingere di ignorare la decisione presa a Washington”.

Già nello scorso gennaio la Russia aveva attuato una prima replica contro il Magnitsky Act, stilando una lista di sessanta cittadini americani “non graditi” per i loro trascorsi nel campo di prigionia di Guantanamo. In precedenza, a dicembre, era stata approvata la legge “Dima Jakovlev”, che metteva al bando le adozioni di bambini russi da parte delle famiglie americane, anche se Mosca ha sempre specificato che tale provvedimento non era una ritorsione.


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