Tracce #30 | The Garden of Polymitas

Creato il 12 luglio 2015 da Frankviso
Martha Jurksaitis, Kathy Alberici
Uk, 2014
10 minuti
In concomitanza al filtrare dei primi raggi solari attraverso una finestra, cresce un vociare di persone, bambini, e il rumore di veicoli in transito che omogeneamente commuta in un tappeto musicale elettronico; profondamente ipnotico, suggestivo e perdurante. Sostanzialmente, infatti, è il suono a mantenere viva l'attenzione di chi osserva The Garden of Polymitas (visibile qui), opera dichiaratamente ispirata ai lavori di Franco Piavoli, poichè come spiega Kathy Alberici: "il cinema, così come gran parte della nostra esistenza, è sagomato dal suono, ma al contrario del dialogo, raramente diventa l'obiettivo primario della nostra attenzione".

Ecco invece, che a differenza di altre (forse la stragrande maggioranza) pellicole della stessa categoria, nell'avvolgente cortometraggio in super 8 realizzato dalla succitata violinista assieme alla regista Martha Jurksaitis (alias Cherry Kino), l'udito arriva prima, percepisce prima della vista. E paradossalmente, proprio perchè risvegliato dall'illusoria silenziosità introduttiva di questo suono, destinato poi, ad accrescere d'intensità con il passare dei secondi fino a diventarne il primario conduttore (come ad esempio, nel cinema stroboscopico di Gérard Cairaschi - qui), modificando la percezione di un visivo che, probabilmente, coadiuvato da un processo musicale/melodico diverso (se non addirittura assente), finirebbe per non suscitare la stessa intensità emozionale. È quindi la musica, a dirigere le immagini sovrimpresse di una macro-natura fruttifera (esplorata nel profondo delle sue cavità, occupate da insetti che ne fruiscono della linfa essenziale) in continua evoluzione orbicolare, conformandosi così a quel sinuoso andamento restituito dal suono (il quale, trova il punto di massima coincidenza con la roteazione della camera sulla conchiglia di una Polymita Beck, il genere di molluschi a cui fa riferimento il titolo) e di conseguenza, alla circolarità del tempo, scolpito nel suo regolare decorso quotidiano fino a lasciarne frammenti che si caricano di astrattismo. Come l'imprecisato riposo di un corpo, e l'apparizione di una luna discontinua, frastagliata di nubi, che suggella questo fiorente "pianeta azzurro" di piavoliana illuminazione.


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