Serie David Raker
di Tim Weaver
Tim Weaver è nato nel 1977 e cresciuto a Bath. Dopo aver lasciato la scuola ha iniziato a lavorare come giornalista. Ha continuato a coltivare la sua passione per la scrittura lavorando per il cinema e la TV. È sposato, e divide il suo tempo tra il Regno Unito e il Sud Africa. Morte sospetta è il suo romanzo d’esordio, primo di una trilogia che uscirà per TimeCrime.
Sito: www.timweaverbooks.com
1. Morte sospetta (isbn:9788866880745)
2. Tracce di morte (ibsn:9788866881148)
3. Di prossima uscita per TimeCrime
Autore: Tim Weaver (Traduttore: Andrea Salamoni)
Serie: David Raker #2
Edito da: TimeCrime
Prezzo: 8.90 €
Genere: Thriller, Poliziesco, Romanzo contemporaneo
Pagine: 526 p.
Voto:
Trama: Megan Carver, diciassette anni, è una studentessa modello di una normale famiglia di Londra. La sua è una vita tranquilla, senza frequentazioni pericolose. Ma un giorno scompare. Nessun indizio, nessun testimone. Dopo sei mesi, le indagini della polizia sono a un punto morto. La famiglia, disperata, decide di rivolgersi al detective David Raker. Lui capisce il loro dolore e sa muoversi nel mondo di ombre in cui si perdono le persone scomparse, ma accettando il caso sa già che dovrà scavare ben oltre la disperazione, perché i segreti più oscuri sono sepolti più profondamente e quelli di Megan potrebbero costargli la vita. Ogni persona a lei vicina è morta o ha il terrore di parlare. E questa congiura del silenzio porterà Raker fino a un bosco ai margini della città, un luogo con una storia terrificante, un tempo “zona di caccia” per un brutale serial killer. Un luogo disseminato di tracce di morte, indelebili, inquietanti.
Di chi ci si può fidare quando persino la polizia pare avere la bocca cucita? Dov’è la verità quando gli indizi sono nebulosi e controproducenti, che si ammassano in una congerie di silenzi e mezze verità, al cui centro spicca la figura di un serial killer morto almeno un secolo prima?
È su questo sfondo che David Raker, nel secondo romanzo che lo vede protagonista (mea culpa, il primo purtroppo non l’ho letto), ci mostrerà i passi avanti delle sue personali indagini da trovatore di persone scomparse.
Ciò che dà il via alla storia è il suo ingaggio da parte della famiglia di Megan, diciassettenne studentessa proveniente da una famiglia bene di Londra, sparita da ormai sei mesi e di cui la polizia ha ormai smesso di parlare da tempo. Sarà la sua foto – una ragazza bionda, graziosa e dai vivaci occhi azzurri – a scatenare una serie di vicissitudini e rivelazioni, ritrovamenti e scoperte, che lasceranno David, e non solo lui, nella più assoluta incertezza.
Cosa o chi ha spinto Megan a volatilizzarsi? Cosa c’entra con lei il fotogramma di un uomo che non avrebbe mai e poi mai dovuto trovarsi lì? E perché la polizia mantiene la sua cortina di silenzio, non solo con la famiglia Carver, ma con molte altre?
Tracce di morte è un thriller ben congeniato, un buon mix tra piano razionale e piano emotivo. Ciò significa che non vi ritroverete davanti dei wall of text con infiniti termini scientifici e tattici delle migliori tecniche di indagine, e nemmeno dovrete sorbirvi carriole di pathos che gronda da tutti i personaggi senza motivo, no. Il romanzo sa dosare, con la giusta minuzia, il punto di vista del protagonista, e ci mostra la storia attraverso i suoi filtri, che però cercano di essere il più obiettivi possibile, aiutandoci a farci un’idea di chi conosciamo via via che le parole scorrono. Le vicissitudini di David servono da sfondo per dare la tridimensionalità al suo personale, rendendolo non solo più vicino a noi, in modo da sviluppare empatia, ma anche credibile in un contesto sociale e individuale, e inoltre creano piacevoli – talvolta – intermezzi che consentono di respirare, accantonando il caso per qualche pagina.
La narrazione è fluida, né telegrafica né prolissa, i capitoli sono lunghi quel tanto che basta per convincere il lettore a leggerne uno, e poi un altro, e un altro ancora per sfizio, prima di accorgersi di essere caduti nel pieno dell’intreccio. Intreccio privo di falle, ben strutturato e verosimile, anche se confesso che in alcuni passaggi ho strabuzzato gli occhi per l’arguzia di David, che io francamente non saprei eguagliare nemmeno tra un milione di anni. Nonostante la presenza di scene forti, le descrizioni non sfociano mai nello splatter, si mantengono su un tono pragmatico e non diventano morbose, punto a favore per chi ama la storia in sé senza appendici horror.
La risoluzione dell’indagine è quasi al cardiopalma, inaspettata e roboante nel complesso, dove alcuni dettagli mi hanno fatto un po’ torcere il naso (vedi la bizzarra e non proprio sensata fissazione dell’assassino per David, o la motivazione dello stesso), ma in fin dei conti Tracce di morte è un romanzo che si legge volentieri.
Scorrevole, popolato di personaggi interessanti e peculiari, dettagliato ma non troppo, e con una buona trama solida che si mantiene fino alla fine.
Leggerò volentieri anche l’eventuale seguito.