Tradimento e morale

Da Gianfranco

cassandra.libera

Qualche settimana fa ha suscitato particolare interesse in me la notizia riportata dai media riguardante la censura di uno spot pubblicitario ritenuto immorale. In effetti il contenuto era del tutto originale e inaspettato: le immagini rappresentavano un uomo e una donna che entravano in una stanza correndo, si spogliavano precipitosamente e facevano l'amore con passione; poi compariva una scritta che più o meno diceva: "Queste due persone sono sposate, ma non tra loro"; seguiva quindi lo slogan "la vita è breve; fatti un amante".

Lo spot pubblicizzava l'attività di un social network "rivolto agli infelicemente accoppiati della rete" (così è stato definito in internet stesso): una sorta di agenzia matrimoniale che si occupa però - udite udite - non di individuare le affinità di coppia per combinare l'unione destinata a durare per sempre, coronata dai fiori d'arancio, bensì, come s'intende bene, di trovare il partner giusto per un uomo o una donna già sposati che sentano il bisogno o, perché no, il desiderio di avere un'/un amante. L'agenzia non sembra essere mai stata limitata nella sua regolare attività; ma lo spot, secondo chi di dovere, non poteva essere assolutamente tollerato perché avrebbe incoraggiato al tradimento. In un commento rilasciato dal direttore dell'agenzia, in seguito alla censura, egli afferma di aver ricevuto molte lettere di persone che gli rimproverano di svolgere un'attività a dir poco riprovevole; altri però gli sono riconoscenti, perché grazie a lui e alla sua iniziativa sono riusciti a salvare il proprio matrimonio.