Poco dopo le 12,00 di oggi, un imprenditore di 43 anni, Andrea Zampi, è entrato negli uffici della Regione Umbria situati a Fontivegge, accanto alla stazione ferroviaria di Perugia, è ha sparato a due impiegate: Margherita Peccati di 61 anni di Umbertide, funzionario, e Daniela Crispolti di 47 abitante a Todi, precaria. Subito dopo ha puntato la pistola contro di sé e si è tolta la vita. La tragedia si è consumata in pochi momenti.
I numerosi colpi sono stati preceduti dalle grida dell'uomo che, secondo le testimonianze, pare abbia esclamato: "Siete tutti massoni, mi avete rovinato la vita". Il gesto sembra collegato a un mancato accreditamento da parte della Regione dell'agenzia di formazione dello Zampi che non ha potuto beneficiare di un contributo pubblico. Sul pavimento degli uffici sarebbe stato lasciato un dossier contenente gli atti in questione.
Fin qui la cronaca di un dramma che sconvolge i familiari delle tre vittime, la città di Perugia e l'Umbria tutta. Un ennesimo episodio di tensione sociale, di contrasto tra utenti e pubblica amministrazione, di difficile situazione. Al di sopra di tutto una vicenda di follia che deve far riflettere e che per la sua portata non trova giustificazioni.
Persone trasformate nel bersaglio finale di un malessere che si fa sempre più tangibile e che diventa incontrollato. Un malessere talvolta alimentato da pretese smisurate, talaltra dalla mancanza di risposte adeguate.
Anche in Umbria privati e pubblico marciano spesso su strade troppo lontane, paradossali. Come se non si trattasse di un unico corpo ma di due forze contrastanti, quasi rivali. E in questo momento di crisi economica in cui le necessità sono ancora più impellenti, i ritardi insopportabili, la greve burocrazia intollerabile, il pressapochismo e le propulsioni al massacro, che ogni giorno arrivano dal disfattismo, armano gli individui e li trasformano in torce distruttive.