Traiano, la corruzione e le bighe in Circo Máximo, secondo libro della trilogia di Santiago Posteguillo

Da Rottasudovest
Santiago Posteguillo ha 46 anni ed è appassionato di storia antica. Grazie a questa passione è diventato uno degli scrittori di romanzi storici ambientati in epoca romana più letti di Spagna. La sua prima trilogia, dedicata a Scipione l'Africano (Africanus, el hijo del cónsul, Las legiones malditas e La traición de Roma), è stata un grande successo editoriale; la seconda, dedicata a Traiano, il primo imperatore ispanico di Roma, è arrivata al secondo volume, Circo Máximo, uscito poche settimane fa. Il primo volume, Los asesinos del emperador, ha raccontato gli ultimi anni di regno di Domiziano e l'ascesa di Traiano; in Circo Máximo, il colto militare ispanico è già imperatore e si trova ad affrontare l'organizzazione del regno, le battaglie alle frontiere dell'impero, la corruzione nella capitale, i problemi sentimentali, che non mancano mai in un romanzo, sia storico o meno. A Posteguillo Traiano piace. E molto. "E' l'unico imperatore romano non cristiano che Dante salva dall'Inferno" ricorda nelle interviste rilasciate per lanciare il secondo libro della trilogia. E poi spiega: "Ha combattuto la corruzione, ha ampliato i confini dell'impero, ha preso misure contro la crisi economica, è stato austero, tollerante, ha realizzato importanti opere di ingegneria…" Si leggono le qualità di Traiano e il pensiero corre automaticamente ai leaders di questi anni, di questi Paesi mediterranei senza pace: Traiano li avrebbe battuti tutti. E infatti Posteguillo ricorda che nella sua lotta contro la corruzione, l'imperatore romano obbligò "i corrotti a restituire il denaro rubato e li esiliò. Oggi Traiano avrebbe obbligato Bárcenas (l'ex tesoriere del PP, scoperto con conti segreti in Svizzera per 39 milioni di euro) a restituire i soldi, altrimenti lo avrebbe inviato al circo, contro le fiere". Nel suo libro ci sono, oltre a Traiano, numerosi personaggi storici: Svetonio, Apollodoro di Damasco, Giovanni, il discepolo di Gesù, Adriano, che di Traiano fu successore e che Posteguillo non ama affatto. "Memorie di Adriano è un romanzo meraviglioso, molto lirico, ma Marguerite Yourcenar ha molto esagerato: ha preso di Adriano quello che le è piaciuto. Io cerco di concentrarmi sulle luci e sulle ombre e in Adriano vedo più ombre, non mi è simpatico e sono arrivato a questa conclusione leggendo molta documentazione" dice a El Periódico de Catalunya. E a El Pais spiega che Adriano fu un miserabile nell'intimità, anche violento e maltrattatore. Su El Pais i rimandi tra l'antichità classica e l'attualità spagnola sono continui e a volte divertenti. In Circo Máximo, per esempio, c'è un'elettrizzante corsa di bighe, ispirata direttamente a Ben-Hur e, nell'intervista al quotidiano madrileno, è inevitabile parlare di Fernando Alonso: "Sarebbe imbattibile perché avrebbe usato la tecnica che spiego nel libro, il diversium: gli aurighi potevano scambiarsi la biga con il rivale. Immaginate Alonso sulla Red Bull di Vettel! Le corse delle bighe possono essere in parte considerate come le gare di Formula 1, per l'emozione che suscitavano e il denaro che muovevano. Ma ci sono chiaramente grandi differenze. Erano corse molto più pericolose: gli aurighi si giocavano la vita a ogni giro. Erano molto più sanguinarie e per questo piacevano molto". Una battutaccia su Catone: sarebbe piaciuto molto al Fondo Monetario Internazionale, perché "raccomandava di liberarsi degli schiavi vecchi. Era molto colto, questo sì e moralizzava come nessuno…sugli altri". Nei continui rimandi tra presente e passato, Posteguillo teorizza che roma non avrebbe apprezzato l'indipendenza della Catalogna, perché "era un impero molto centralizzato". Siccome nel libro si parla anche dei sofisticati menù di corte, Posteguillo ritiene che per Ferran Adrià sarebbe stato molto interessante cucinare per gli imperatori perché "le classi alte romane avevano un buon palato".

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