Talvolta si fa l’assuefazione anche agli spettacoli più belli, proprio perché li abbiamo quotidianamente sotto gli occhi e non ci si fa più caso. Parlo in particolare del fenomeno dell’Enrosadira, che arrossa le Dolomiti all’alba ed al tramonto, creando quello che, poeticamente, è chiamato “Rosengarten” (giardino delle rose) e che vedevo ogni sera dalla finestra del mio ufficio.
Per questo motivo, se devo ricordare un tramonto, la mente ritorna al primo giorno di primavera del 2007. Eravamo in Umbria, per una settimana di vacanza, un viaggio che mio marito mi aveva quasi costretto a fare per farmi uscire da un brutto periodo di depressione. Fino a pochi tempo prima c’erano state giornate magnifiche, con temperature quasi estive, che però al nostro arrivo erano rapidamente peggiorate, con vento, pioggia, grandine e neve, tanto da dover acquistare in fretta e furia delle cuffie di lana. Quel giorno, ricordo, eravamo stati a Todi, abbarbicata sopra una collina
Laghi artificiali, creati da una diga sul Tevere, un posto di una tranquillità indescrivibile, solo gli stridi dei falchi nel cielo
E subito dopo il tramonto, con il crepuscolo che ormai incombeva, si era alzato un vento freddo, quasi a ricordarci che era ormai l’ora di rientrare a casa.