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Trans Adriatic Pipeline: la via europea al gas dell’Asia Centrale

Creato il 23 febbraio 2016 da Bloglobal @bloglobal_opi

TAP-Energia

di Federica De Paola

La Trans Adriatic Pipeline (TAP) è uno dei progetti di innovazione infrastrutturale più rilevanti che siano stati proposti nel panorama europeo degli ultimi anni. L’importanza strategica risiede nella sicurezza delle forniture, nella loro disponibilità e nella diversificazione delle rotte e delle fonti. Del resto, questi temi sono particolarmente sentiti dall’Unione Europea, che, a fronte di una produzione interna nettamente insufficiente, importa oltre metà del proprio fabbisogno energetico ed è dunque largamente dipendente dal mercato estero, con l’unica eccezione della Danimarca. Stando alle stime della stessa Commissione, oltre la metà dell’energia consumata entro i confini europei è di provenienza extra-UE e questa quota ha registrato una generale tendenza al rialzo nel corso degli ultimi dieci anni [1].

Una maggiore diversificazione nelle forniture appare tanto più rilevante nel contesto geopolitico attuale, in cui due delle tradizionali rotte di approvvigionamento europeo, quella nordafricana e quella russa, sembrano esposte ad una lunga serie di incognite.

L’Italia, ad esempio, importa oltre l’80% del proprio fabbisogno energetico dall’estero [2]. Dalla Libia, l’Italia importava un’ingente quantità di petrolio, grazie al Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione stipulato il 30 agosto 2008; la crisi libica ha fatto crollare le importazioni da questo Paese e l’attuale quadro regionale ha parallelamente reso più rischiosi anche gli approvvigionamenti dall’Algeria, che pure registra un calo nelle capacità di esportazione a causa del basso prezzo internazionale del petrolio, ma da cui nel 2013 l’Unione Europea acquistava circa il 54% della produzione.

Questa situazione di incertezza acuisce la dipendenza da Mosca, ma anche la direttrice russa appare incerta, minacciata dalla questione ucraina e dal conseguente raffreddamento delle relazioni, in cui un ruolo chiave è rivestito dalle sanzioni. Proprio con riferimento a Mosca, poi, va sottolineato che nel 2019 scadrà il contratto con la Federazione Russa per le forniture di gas attraverso il territorio dell’Ucraina, con tutte le incognite che questo comporta.

Il gasdotto – Trovare alternative in termini di approvvigionamento energetico è dunque una priorità e la creazione del Corridoio meridionale riveste un’importanza fondamentale nella politica energetica europea, come più volte ribadito dalla Commissione e dal Consiglio Europeo.

La TAP, che convoglierà gas dall’Azerbaijan fino alla costa italiana, rappresenta dunque un progetto di ampio respiro dal quale l’Unione Europea ed in particolare i Paesi meridionali hanno molto da guadagnare, in primis l’Italia. Per la sua importanza strategica, ribadita in una delibera del Consiglio dei Ministri italiano, la TAP ha ottenuto la qualifica di Progetto di interesse comune (PCI) da parte dell’Unione Europea. Quanto ai finanziamenti, la Banca Europea per gli Investimenti, contattata dal promotore del progetto, sta attualmente conducendo colloqui preliminari con potenziali finanziatori.

La progettazione e la costruzione del gasdotto sono gestite da una joint venture appositamente creata, le cui quote azionarie sono detenute da BP, SOCAR, STATOIL (in via di cessione a PETRONAS), FLUXYS, ENAGAS E AXPO.

Il progetto prevede di convogliare gas naturale dal giacimento di Shah Deniz in Azerbaijan, tramite un gasdotto che attraverserà Grecia, Albania e Italia. Il tracciato prevede un percorso di circa 870 Km, di cui 545 in Grecia; 211 in Albania; 105 nell’Adriatico e 8 in Italia. Partirà da Kipoi, al confine tra Grecia e Turchia, dove si collegherà al Trans Anatolian Pipeline (TANAP); proseguirà quindi sulla terra ferma, attraversando la Grecia settentrionale, e giungerà al confine con l’Albania, a sud-ovest di Ieropigi. In territorio albanese correrà da Bilisht Qendër, nella regione di Korça, fino a 17 chilometri a nord-ovest di Fier. La sezione italiana prevede, invece, un tratto off-shore di circa 45 Km ed un tratto on-shore. Il gasdotto approderà in Puglia, nella provincia di Lecce, nel comune di Melendugno, in prossimità di San Foca, dove verrà costruito il Pipeline Receiving Terminal [3].

TAP-tragitto
Percorso del TAP – Fonte: tap-ag.it

L’importanza del gas centro-asiatico – Le prime forniture di gas dovrebbero giungere in Europa a partire dal 2019, ma è bene ricordare che lo sviluppo della TAP è inscindibilmente legato alle attività di estrazione nel giacimento di Shah Deniz, che sta a monte del progetto, per cui le tempistiche dipenderanno inevitabilmente da come procederà la Fase 2 di sfruttamento del giacimento stesso, che prevede la realizzazione dei pozzi e la produzione di gas off-shore nel Mar Caspio e al cui progetto stanno lavorando almeno diecimila persone, in prevalenza azerbaijane. Dipende, inoltre, da come procederà l’espansione dell’impianto di lavorazione del terminale di Sangachal, sulla costa caspica in Azerbaijan.

Il gasdotto, i cui lavori di posa delle condotte dovranno avvenire entro il maggio 2016, avrà una capacità iniziale di trasporto di dieci miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno; mentre in futuro, con l’aggiunta di altre due stazioni di compressione, la quantità potrà essere duplicata fino a venti miliardi di metri cubi, a fronte di ulteriori forniture disponibili nella più vasta area caspica. 

Come dichiarato dal Presidente azero Ilham Aliyev, il progetto TAP potrebbe modificare radicalmente il panorama delle esportazioni di energia dalla regione caspica. Ciò è confermato dall’International Energy Agency (IEA), secondo la quale le ingenti risorse di petrolio e di gas possedute da Azerbaijan, Kazakistan, Turkmenistan e Uzbekistan possono potenzialmente fare la differenza per i consumatori di energia in Europa e Asia [4]. Nel progetto TAP, infatti, è già stata ventilata la possibilità di realizzare una terza fase per il giacimento di Shah Deniz dopo il 2025, che incrementerebbe di molto il quantitativo di gas disponibile.

Inoltre, TAP e TANAP mirano ad aprire in futuro una strada verso altri Paesi dell’area, prevalentemente in direzione del mercato del Kazakistan o del Turkmenistan. In particolare, la produzione turkmena si aggira intorno ai cento miliardi di metri cubi di gas naturale l’anno e poter allacciare il Corridoio meridionale a queste riserve sarebbe indubbiamente un passo avanti nel quadro della sicurezza energetica dell’Unione Europea. Tuttavia, la questione appare abbastanza complessa; da un lato si porrebbe il problema di creare un’infrastruttura che possa trasportare il gas turkmeno in Europa bypassando la Russia; dall’altro Ashgabat sembra al momento molto più propensa a guardare ad Est, prevalentemente alla Cina, verso la quale trasporta circa trenta miliardi di metri cubi di gas naturale l’anno. In questo mercato dovrà però presto confrontarsi con Mosca poiché, grazie all’accordo firmato a maggio 2014 (ma con decorrenza trentennale dal 2018), la Russia garantirà alla Cina una fornitura di trentotto miliardi di metri cubi di gas l’anno a prezzi estremamente competitivi.

La diversificazione degli approvvigionamenti in chiave europea – La costruzione della TAP si inserisce nel quadro dell’Unione dell’Energia, in particolare nell’ambito della dimensione di sicurezza energetica europea e rappresenta la prima infrastruttura realizzata nelle more del Terzo Pacchetto Energia. In questo senso risponde alle priorità individuate dall’UE, che si concretizzano nella diversificazione delle forniture di gas, nell’adozione di soluzioni alternative in tema di trasporto e stoccaggio e nella realizzazione di nuove infrastrutture strategiche. Proprio su quest’ultimo punto la Commissione europea ha recentemente focalizzato la propria attenzione evidenziando la necessità di accelerare le opere di costruzione del Corridoio meridionale, alla luce della necessità di connettersi alle riserve di gas dell’Asia Centrale.

I dieci (successivamente venti) miliardi di metri cubi di gas l’anno, che saranno convogliati dalla TAP, rivestono un’importanza fondamentale nel quadro della diversificazione dell’approvvigionamento energetico europeo e ciò è tanto più vero per i Paesi che saranno direttamente coinvolti nell’infrastruttura.

L’Italia, grazie alla TAP non solo potrà aumentare e diversificare il proprio approvvigionamento di gas, ma si potrà anche candidare al ruolo di hub per il gas nel quadro dell’Europa meridionale, conseguendo in questo modo uno degli obiettivi primari stabiliti nel marzo 2013 dalla Strategia Energetica Nazionale. In questo senso l’Italia fungerebbe da tramite per i mercati dell’Europa centro-settentrionale, contribuendo ad alleviare il peso del calo produttivo dei giacimenti del Mare del Nord, che secondo le stime della IEA subiranno un consistente calo nel prossimo decennio.

La Grecia, invece, dipende pressoché totalmente dalle importazioni e queste provengono quasi unicamente dalla Russia attraverso un unico oleodotto. Se per qualsiasi motivo il flusso si bloccasse, Atene verrebbe tagliata fuori dai rifornimenti energetici, senza considerare che il Paese è privo di strutture di stoccaggio. La realizzazione della TAP contribuirebbe a svincolare la Grecia da Mosca, prospettiva quanto mai auspicabile anche per l’Europa, soprattutto tenendo conto dell’attuale situazione. Nelle scorse settimane, inoltre, gli Stati Uniti hanno espresso il loro appoggio affinché Atene mantenesse fermo il proprio impegno nel progetto TAP. L’inviato speciale del Dipartimento per gli Affari energetici del Dipartimento di Stato americano, Amos Hochstein, ha infatti dichiarato che gli USA sosterranno la Grecia nella costruzione del gasdotto. Non è escluso che questo appoggio funga da contraltare all’ipotesi di aiuto energetico russo, più volte promesso da Mosca nei momenti più acuti della crisi economica del Paese ellenico.

È chiaro, peraltro, che il buon esito del progetto TAP ed il suo effettivo peso strategico sono collegati anche alla realizzazione delle infrastrutture esterne che lo completano. Il riferimento è al potenziamento della rete che serve a garantire la capacità di trasporto verso la Svizzera e l’Austria nel territorio italiano, ma anche e soprattutto alla Trans Anatolian Pipeline, principale fonte di approvvigionamento della TAP insieme alla già attiva South Caucasus Pipeline (SCP). La TANAP dovrebbe partire da Erzurum ed arrivare fino al confine con la Grecia.

Infine, alla TAP potrebbe connettersi anche l’Eastring, progetto di cui si sono fatti promotori i governi di Slovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria lo scorso 21 maggio durante il summit di Riga sul Partenariato orientale. L’Eastring mira a connettere i quattro Paesi dal confine slovacco-ucraino a quello bulgaro-turco e ad ovviare all’eccessiva dipendenza dalle forniture russe; dovrebbe infatti rendere possibile i rifornimenti attraverso la rete europea già esistente e, nel contempo, dare accesso alla fornitura azerbaijana connessa appunto alla TAP.

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Progetto di realizzazione dell’Eastring – Fonte: eastring.eu

Quale scenario? – Il progetto TAP si può inquadrare in una più ampia strategia tesa alla sicurezza energetica e dunque allo sviluppo di una maggiore capacità di gestire eventuali shock dal lato dell’offerta a breve termine. In questo contesto, la sua logica di fondo è essenzialmente quella della diversificazione e ciò vale sia per l’Italia sia, più in generale, per l’Unione Europea.

Inoltre, dal punto di vista italiano, la realizzazione della Trans Adriatic Pipeline rappresenta non solo una concreta opportunità di garantirsi l’accesso alle risorse energetiche di una regione in potenziale espansione, ma potrebbe anche costituire un importante volano dal punto di vista economico. Infatti, le ricadute economiche del progetto TAP appaiono significative sia sotto il profilo di un incremento degli investimenti diretti esteri sia dal punto di vista della creazione di nuovi posti di lavoro connessi alla gestione del gasdotto.

L’Italia si trova, dunque, di fronte alla possibilità di rafforzare la sicurezza energetica nazionale ed il suo ruolo quale snodo strategico del gas europeo. In una prospettiva più ampia, inoltre, l’Unione Europea può cogliere l’occasione di mettere in atto una strategia di politica energetica concreta. In questo modo diventerebbe un attore più credibile in ambito energetico e perciò stesso più competitivo sul piano internazionale.

Federica Di Paola è Analista e Ricercatrice presso l’ERIFO (Ente per la Ricerca e Formazione)

[1] http://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/Energy_production_and_imports/it

[2 ] Fonte: Eurostat, maggio 2014.

[3] http://www.tap-ag.it/il-gasdotto/il-tracciato

[4] Eastern Europe, Caucasus and Central Asia, Energy Policies Beyond IEA Countries. IAEA, April 2015.

Photo credit: Daily Sabah

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