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Trasimeno “arato” per i grillini? le vicende di crediumbria e i rischi “civici” per i padroni del pd

Creato il 10 giugno 2012 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria

Darko Strelnikov

“Abbiamo una banca”. La famosa farse di Fassino, è recentemente rimbalzata anche dentro il Pd umbro. Magari in maniera più contenuta (“abbiamo una bancarella”), ma è rimbalzata. Protagonista della storia dell’ennesima guerra tra le correnti democratiche è Crediumbria, il piccolo istituto di credito di Moiano. L’ex “puntino bianco” di fede Dc dentro “l’oceano rosso” del Trasimeno, è, da un po’ di tempo, al centro di una polemica che vede sul banco degli imputati l’Assessore Regionale Tomassoni e l’attuale Presidente della banca Palmiro Giovagnola. In gioco ci sono gli equilibri politici e l’egemonia sull’intera area, il cui governo diventa sempre più difficile per il continuo frastagliamento dei suoi attuali gruppi dirigenti. Il punto culminante dello scontro è stata l’assemblea per l’approvazione del bilancio che si è svolta il mese scorso. Un gruppo nutrito di soci ha fatto circolare comunicati molto clandestini, nei quali si accusano i vertici della banca di aver favorito un “utilizzo disinvolto” del voto per delega che avrebbe coinvolto 400 degli 800 soci della banca, di aver evitato, con la “strategia della confusione” il voto segreto e di aver utilizzato “altri trucchetti” per fare in modo che a sedere in Consiglio di Amministrazione “fossero persone fedeli ai loro padrini”. Il tutto, dicono, per nascondere una “gestione fallimentare” dell’azienda (14 milioni di euro di sofferenze) “più attenta ad organizzare consenso politico verso una corrente locale del Pd, che alle necessità generali della struttura economica della zona, in seria difficoltà per la crisi”. E a sostegno di questa ipotesi portano il provvedimento emesso a fine 2011 dalle Banca d’Italia che ha comminato una multa di 87 mila euro ai componenti del vecchio C.d.a. per “carenze nell’organizzazione, nei controlli interni del credito”. Banca D’Italia, che terrebbe ora e per queste precise ragioni, sotto “stretto controllo Crediumbria”. Una gestione che, sempre a parere degli oppositori dell’attuale gruppo dirigente, sarebbe all’origine della presunta rinuncia del Banco di Mantignana dell’ipotesi di aggregazione tra i due istituti di credito (fusione peraltro da loro osteggiata. Una cosa che, per dovere di cronaca, va catalogata nella categoria delle contraddizioni). La fronda non sarebbe formata solo da semplici soci brontoloni, ma anche da personaggi di primo piano della nomenclatura del Trasimeno. In questi documenti, si fanno i nomi di Francesca Caproni direttore del gal Trasimeno Orvietano e consigliere comunale a Panicale, di Bruno Gallo presidente della coop vetreria piegarese, dell’ex direttore generale Franco Verdi, di imprenditori della valnestore, e di professionisti con incarichi di prestigio dentro amministrazioni locali come quella di Castiglion del Lago. Nessuno conferma, ma nessuno, fino ad ora, smentisce. Ora, al di là dello scontro quello che salta agli occhi è lo stato comatoso in cui versa il gruppo dirigente più granitico che l’Umbria abbia mai conosciuto. La fine della figura del funzionario del Partito che aveva sede a Moiano e che garantiva ed imponeva l’unità di azione, ha costituito una specie di tana libera tutti, che ha messo in mostra ed in evidenza antichi contrasti di stampo campanilistico. Oggi il Trasimeno è diviso in tante parti. Tra le signorie di Magione ( principe il Sindaco Alunni), di Castiglion del Lago (Duca il sindaco Batino) e di Città della Pieve ( Capitani del popolo Tomassoni, Bianchi e Giovagnola) è in corso una battaglia per il controllo dei punti nevralgici di un potere che va sempre più assottigliandosi. Accanto a Crediumbria si combatte per la futura Unione dei Comuni, che nelle intenzioni dei più dovrebbe sostituire in toto la Comunità Montana, per il controllo di società pubbliche e di aziende legate al pubblico che girano attorno al mondo dei servizi. E non è nemmeno una competizione tra correnti del Pd. I tre gruppi fanno tutti parte della maggioranza bersaniana, ma hanno diversi punti di riferimento dentro le principali istituzioni e dentro la segreteria regionale dei democratici. Lotte intestine che però si inseriscono in una realtà profondamente mutata e non più disponibile ad accettare a scatola chiusa quello che propone “il partito”. Al lago c’è il fatto nuovo di consistenti componenti del centrosinistra che tra fughe ed espulsioni varie stanno ormai costituendo l’Humus per la costruzione di robuste liste civiche. In questo quadro è più di un sospetto il fatto che questi contrasti si possano agganciare con un tessuto già presente nel territorio e segnato da esperienze come “Progetto Democratico” e dai gruppi dissidenti in altri comuni come Panicate. Il Trasimeno è infatti il luogo dove questo fenomeno è nato per primo ed è presente da diverso tempo. Pochi infatti ricordano i successi di “Pieve Nostra”, dell’ex Pci Giovanni Fanfano, ottenuti in tempi nei quali le liste civiche erano considerate una eresia piuttosto che la normalità. Insomma il terreno per Grillo al Trasimeno è stato già arato da tempo. Le esperienze passate hanno già immesso nella società civile elementi robusti di ribellione rispetto al sistema “granitico del passato”. E questo può avere anche influenze sul voto per le elezioni politiche e costituire un robusto trampolino di lancio verso le amministrative. E se questo succede al Trasimeno, nella zona considerata più rossa e sicura per il Pd, può succedere dappertutto. Dovrebbe essere un campanello d’allarme per il partito di maggioranza relativa, ma per il momento i segnali non vengono raccolti. Non c’è una lettura politica della crisi. Tutto continua ad essere gestito all’interno degli apparati. Si scambia per consenso, l’assenso dei tanti “signorsì” presenti nelle istituzioni e in tutto quello che gli gravita intorno. Ma come dimostrano i sondaggi il numero di quelli che decidono di astenersi o di fare scelte fuori dal quadro tradizionale aumenta a dismisura anche in Umbria. E non sarà certo la gestione di una “Bancarella” a cambiare il corso della storia. E’ il sistema arrogante di garantirsi e spartirsi i posti di potere che provoca la rabbia popolare. Un sistema che tuttora continua. E se le cose che si raccontano sulla “bancarella” del Trasimeno sono vere, averne il controllo con metodi non trasparenti può, in questa fase, rappresentare più uno svantaggio che un vantaggio in termini politici.



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