Trasporti marittimi e porti italiani. La penalizzazione

Da Apietrarota

Roma, 8 Giugno 2012. Mi sono sempre chiesto perche' le navi merci che passano per Suez, attraversano il Mediterraneo e l'Atlantico, approdano a Rotterdam (Olanda). Non potrebbero, invece, proseguire per l'Adriatico e arrivare a Trieste dove un sistema di trasporti ferroviari e stradali potrebbe interessare tutto il settore Nord-Est dell'Europa? E perche' non si potrebbe far la stessa cosa utilizzando il porto di Genova per il settore Nord-Ovest dell'Europa? Abbiamo due autostrade marittime, l'Adriatico e il Tirreno, poco o punto utilizzati. Eppure, nonostante l'incremento del trasporto marittimo, il nostro sistema portuale e' rimasto sostanzialmente al palo. Quale il motivo? Insufficienza delle infrastrutture portuali e terrestri. Il sistema logistico e' polverizzato rispetto a quello integrato di altri Paesi, l'operativita' portuale e' lenta, imbrigliata in lacci e lacciuoli burocratici, finanziari, corporativi e monopolistici. Eppure l'Italia giace al centro del Mediterraneo con tutte le caratteristiche per essere il punto di congiunzione tra Nord e Sud, tra Est ed Ovest europeo. Invece, siamo ripiegati su noi stessi sicche' il traffico portuale e', prevalentemente, di interesse domestico.
E' evidente che occorre agire su fronti diversi: la logistica, il potenziamento e la liberalizzazione (treni) dei sistemi di trasporto, la ristrutturazione e l'integrazione dei porti con gli impianti terrestri.
Insomma, si tratta di passare da una "politica" dei trasporti miope a una di respiro internazionale.

Primo Mastrantoni, segretario Aduc
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