Diverse migliaia di posti di lavoro a rischio e nessuno che se ne occupi concretamente. Mentre tutto questo accade, a causa della legge 92 (fornero), il settore è stato privato dell’ammortizzatore speciale attraverso il quale si è riusciti a gestire la crisi negli ultimi anni.
Il Trasporto Aereo italiano ha immediato bisogno di un intervento legislativo e regolatorio:
• una fase progettuale di politica industriale; l’avvento di un “sistema nazionale” regolato; la messa a disposizione di uno strumento di ammortizzazione sociale adeguato a gestire la profonda fase di ristrutturazione in corso che, allo stato, riguarda già circa diecimila addetti e che potrebbe allargarsi ad altrettanti nel corso del prossimo biennio.
• la ripresa del tavolo di confronto istituzionale tra le parti per il coordinamento e la gestione dell’emergenza.
La maggioranza delle aziende del settore potrebbero fallire nei prossimi mesi. Senza un intervento di sistema non c’è soluzione. Le iniziative isolate non sono in grado di risolvere il problema. Il Ministro dei Trasporti non sente il bisogno di convocare le parti. Le aziende cercano ossigeno quotidianamente a danno dei lavoratori.
Il trasporto aereo deve principalmente riguardare gli aspetti relativi alla capacità dei nodi e degli spazi aerei, il sistema di oneri aeroportuali, l’allocazione degli slot, la competizione tra compagnie aeree e aeroporti, l’integrazione con le modalità di trasporto terrestre (prima fra tutte l’Alta Velocità ferroviaria, quando è possibile), nonché il ruolo complesso del nodo aeroportuale in quanto terminale interzonale.
Il risultato degli assetti dei nodi e dei servizi aerei offerti costituisce la base per garantire la mobilità delle persone e delle cose in modo efficiente, efficace e nel rispetto dei vincoli ambientali.
Per l’Italia il problema non è solo Alitalia ma è l’intero settore del trasporto aereo che andrebbe ripensato in FVG. La Serracchiani dovrebbe mettere mano alla politica del trasporto.