Ricordo ancora le campagne contro l’ex Premier Silvio Berlusconi. Questo blog può testimoniarle attraverso una serie di post. Ricordate, per esempio, la testimonianza di Spatuzza e le illazioni secondo le quali vi era un collegamento tra la nascita di Forza Italia e gli attentati a Falcone e Borsellino?
Allora i giornali non si risparmiarono sulle ipotesi fantasiose e assurde circa un improbabile collegamento tra il nascente partito berlusconiano e la mafia. Ricordate Ciancimino Junior e le sue rivelazioni? Insomma, Berlusconi – anche su quel fronte – venne massacrato, finendo per essere addirittura sospettato (con pesanti illazioni) di essere fra i “mandanti” delle stragi di Capaci e Via d’Amelio.
Eppure sapevamo bene che Berlusconi c’entrava con quei fatti come i cavoli a merenda. Forza Italia non era neanche stata concepita e a governare il nostro paese, durante l’oscuro periodo, vi era il centrosinistra. Chi all’epoca stava al Governo, oggi milita o ha militato (perché è morto) nel centrosinistra. Da Amato a Scalfaro, da Mancino a Conso.
Oggi i fatti stanno venendo a galla, seppure con una grande fatica e con una confusione degna dei migliori film americani sul genere thriller politico. A tal proposito giova ricordare che tutto è iniziato con Conso (l’ex Ministro della Giustizia) e l’irragionevole e ingiustificata sospensione del 41bis per i mafiosi, e con l’avvicendamento tra Scotti e Mancino al Viminale.
Ebbene, Macino oggi è indagato per falsa testimonianza. Proprio sulla incresciosa vicenda giudiziaria, in questi ultimi giorni è emerso un rapporto telefonico tra l’ex Presidente della Camera ed ex Vicepresidente del CSM e il consigliere giuridico del Quirinale, e addirittura – sospetta il Fatto Quotidiano – tra lo stesso Mancino e il Capo dello Stato. Il motivo? Beh, non è dato saperlo con certezza, perché le intercettazioni sono coperte da segreto (eh, già, per Napolitano il segreto vale, per Berlusconi però era un optional), ma sempre Il Fatto ritiene che si tratti di “manovre di interferenza nell’indagine di Palermo”.
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Un sospetto alquanto grave che il Quirinale non ha affatto gradito, ritenendo che si tratti di una manipolazione e di una cattiva interpretazione bell’e buona della vicenda. Per il Capo dello Stato non v’è nulla di illegale o illegittimo nella telefonata. Tutto è chiaro. Il Quirinale ha inteso verificare che l’attività giudiziaria si svolgesse in modo regolare.
Ora, io non ho idea da che parte stia la verità (ognuno poi si farà la sua opinione in merito), però è singolare che il Capo dello Stato si irriti o si sia irritato per la divulgazione dei brogliacci dei contenuti sulle conversazioni tra il suo consulente giuridico e Mancino, quando non ebbe nulla da ridire (né si sentì in obbligo di intervenire) all’epoca in cui i media divulgarono le conversazioni tra l’ex Premier Berlusconi e suoi amici e/o collaboratori, per finalità tutt’altro che di giustizia.
Insomma, oggi Napolitano – essendo stato sfiorato il Quirinale, lui e un suo fidato consigliere – si è reso conto di quanto sia micidiale la miscela tra giornalismo e intercettazione e si è reso conto – seppure non lo abbia affermato in modo cristallino – di quanto sia urgente e opportuno riformare la legge che autorizza le intercettazioni.
Meglio tardi che mai, verrebbe da dire…
Fonte: Il Fatto Quotidiano