Questo perché, dal mai nascosto sogno leghista di vedere una Padania che “battesse” la propria moneta (come a dire che con la morte di Lorenzo il Magnifico – morte avvenuta proprio in data odierna, ovvero il 9 Aprile 1492 – le speranze di vedere una Italia davvero unita saranno eternamente rimesse solamente alla buona volontà di un gruppuscolo di eroi di buon cuore senza ambizioni speculative. Vai a trovarli!), alle mire finanziarie della banca Credieuronord e della Banca della Padania Indipendente, dalla proposta calderoliana di chiamare la nuova valuta il “calderolo” fino alle aspirazioni più “serie” del fantomatico “scudo padano”, nulla sembrerebbe essere davvero sfuggito all’analisi dicembrina travaglica.
Nulla, se non forse quei rari elementi scaturenti dalla dimensione del reale e che nella loro incredibilità fuggono qualsiasi seria catagolazione profetica, come, per esempio, la brand-new idea di Bancomat-umano di cui si legge proprio in queste ore sul sito del settimanale Oggi. Secondo questo giornale, infatti (giornale che uscirà presto in edicola con una completa intervista esclusiva), Alessandro Marmello, già autista e bodyguard di Renzo Bossi sarebbe sbottato: “«Non voglio continuare a passare soldi al figlio di Umberto Bossi in questo modo: è denaro contante che ritiro dalle casse della Lega a mio nome, sotto la mia responsabilità. Lui incassa e non fa una piega, se lo mette in tasca come fosse la cosa più naturale del mondo». Un bancomat-umano… pardon, un bancomat-umano-padano, insomma! Possibile? E perché questo signore non si è lamentato pubblicamente prima?
Probabilmente per lo stesso motivo per cui tutti noi quando abbiamo ascoltato il “sermone” dicembrico di Babbo Natale-Travaglio abbiamo preferito ridere con lui (del resto, era stato lo stesso giornalista nel suo altrettanto ispirato incipit ad ammonire che andato via Berlusconi i motivi per continuare a “divertirsi” non sarebbero affatto mancati!), godendo gli effetti “salutari” dell’innegabile effetto-comico e chiudendo un occhio davanti al “fastidio” procurato dal “contenuto” divinatorio-quanto-vuoi ma, ripeto, senz’altro preoccupante. E con noi sembrerebbe abbiano preferito continuare a ridere pure i nostri rappresentanti in Parlamento, gli impagabili et intoccabili rappresentanti del governo Monti e chiunque, in verità, dentro le patrie mura. Che ridere fa pure buon sangue e in questo periodo di crisi (manco si stesse discutendo di maialate!) non si butta via niente.
Che nel dubbio (o nella disperazione?) ti viene pure da chiederti in che maniera – fosse stato testimone di questi giorni funesti e cupi per l’intera nazione - un vero padre della patria, nonché previdente politico, come il già citato Lorenzo il Magnifico, avrebbe potuto riarrangiare le sue immortali strofe. Se tanto mi tanto non mi stupirebbe avesse optato per codesta vaticinante (manco a dirlo!) forma: “Quant’è bella libertà (padana?), che si fugge tuttavia! Chi vuol esser ladro, sia: della pena non v’è certezza!”.
Featured image, collage: Marco Travaglio e Lorenzo di Piero de’ Medici, detto Lorenzo il Magnifico (Firenze, 1º gennaio 1449 – Firenze, 9 aprile 1492).