Stasera all'Alcatraz di Milano i due gruppi di Pordenone che portano alta la bandiera della musica indipendente italiana. Da un lato i Tre Allegri Ragazzi Morti con una biografia, di gruppo e personale, lunga un chilometro e dall'altro i Sick Tamburo, consolidato cavallo di battaglia de La Tempesta Dischi, ex Prozac+.
Non ci piacciono i "sussorratori alla nuvole", ovvero i catautori italiani che mettono in fila due parole aiutandosi con il correttore automatico del Samsung e che rappresentano tutto ciò che c'è di più ingenuo e senza uscita nella lingua italiana. Ci picciono invece le canzoni eccentriche e la filosofia raffinata.
I TARM sono stati in grado di raccogliere fin dal lontanto 1997 tutte quelle belle idee e quelle materie prime che erano lì, in attesa che chiunque le impastasse per farle diventare strutture barocche dalla spinta primordiale.
In realtà forse l'Italia ancora non era pronta per i Tre Allegri Ragazzi Morti. Forse voleva ancora i Pooh. E forse non sarà mai in grado di ricordare un nome così complicato che, ora più che mai, vuole rappresentare proprio la cultura giovanile MORTa, annoiata, fatta di stereotipi e affogata nei clichè. "Il mondo prima", "Occhi bassi", "La mia vita senza te" sono incubi mascherati da cartoni animati, proprio come un Alice nel Paese delle Meraviglie di Tim Burton.
I Sick Tamburo, i padroni indiscussi del ritmo, sono usciti quest'anno con l'album "Senza Vergogna". Testi creativi nella misura in cui può essere creativo chi li ascolta e plasmarli a propria immagine. Perciò sì ai testi narrativi e sintetici che sembrano disegni di un bambino dove la mamma risconosce se stessa in un groviglio di ricci biondi.
Questa sera al'Alcatraz. Contro l'omologazione, per la ri-generazione, per le grandi scelte e i grandi ideali. Perchè, come dissero i TARM in una vecchia intervista, l'utopia non è avere un buon lavoro ma la possibilità di non lavorare, vivere e pensare in pace.
Ci vediamo dopo.